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Immagine del redattoreAndrea Viliotti

Termodinamica Computazionale: accelerare il calcolo matriciale con l’algebra termodinamica

La Termodinamica Computazionale, presentata nello studio “Thermodynamic Linear Algebra” di Maxwell Aifer, Kaelan Donatella, Max Hunter Gordon (Normal Computing Corporation, New York, USA), propone un metodo basato sulle proprietà della termodinamica per accelerare operazioni centrali dell’algebra lineare, tra cui l’inversione di matrici e la risoluzione di sistemi lineari. Lo studio si concentra sull’uso di oscillatori armonici che, portati in equilibrio termico, consentono di campionare distribuzioni gaussiane in modo efficiente. Per dirigenti e imprenditori, i punti salienti sono i possibili vantaggi in termini di scalabilità, l’opportunità di ridurre tempi di calcolo per modelli ad alta dimensione e il confronto con i tradizionali metodi digitali, con implicazioni economiche per settori come l’intelligenza artificiale e l’ottimizzazione di processi aziendali.

Termodinamica Computazionale
Termodinamica Computazionale: accelerare il calcolo matriciale con l’algebra termodinamica

Fondamenti di termodinamica computazionale e algebra lineare

Gli autori della ricerca evidenziano un legame interessante tra i principi della termodinamica e le operazioni fondamentali dell’algebra lineare. L'idea centrale consiste nell'osservazione che un sistema composto da oscillatori armonici accoppiati, caratterizzati da un potenziale di tipo quadratico, tende, quando mantenuto a temperatura costante, a raggiungere uno stato di equilibrio rappresentato da una distribuzione gaussiana.


Un aspetto di grande interesse è che questa distribuzione gaussiana incorpora, come valore medio, la soluzione di sistemi lineari della forma Ax=bAx = b, dove la matrice A è simmetrica e definita positiva (cioè, possiede autovalori positivi ed è invertibile). Inoltre, la matrice di covarianza associata alla distribuzione corrisponde all'inversa della matrice A, ovvero A−1A^{-1}.


Questi risultati si inseriscono all'interno di un approccio di calcolo analogico, in cui i fenomeni termici, come i rumori e le dissipazioni energetiche, vengono sfruttati come risorse per risolvere problemi complessi. Questo tipo di soluzioni analogiche risulta particolarmente utile nei casi in cui i metodi algoritmici tradizionali, basati sul calcolo digitale, richiedono una complessità computazionale elevata e crescente.


Gli autori partono dal considerare un potenziale del tipo U(x) = ½ x^T A x – b^T x, dove x rappresenta d variabili accoppiate fra loro secondo la matrice A. Se la temperatura è inversa a β = 1/k_B T, la distribuzione di equilibrio Boltzmann è proporzionale a exp(–β U(x)). Grazie all’ipotesi ergodica – secondo cui la media temporale di una traiettoria coincide, a lungo andare, con la media d’insieme – è sufficiente tracciare l’evoluzione nel tempo del sistema fino all’equilibrio e poi integrare i valori di x(t). Con un’integrazione analogica (per esempio usando circuiti elettrici RLC o integratori analogici), si ottengono stime della media di x e, con adeguati circuiti moltiplicatori, anche dei prodotti x_i(t)x_j(t), che permettono di ricostruire l’intera matrice di covarianza. L’equazione di Langevin, nella versione overdamped dx = –(1/γ) (A x – b) dt + 1/γ N[0,2γ^(-1)β^(-1) dt], illustra come il sistema sia soggetto a un moto stocastico dove l’attrazione verso la configurazione di equilibrio è compensata dal rumore termico.


Da una prospettiva aziendale, quest’uso del rumore naturale è affascinante perché non si cerca di cancellare l’effetto delle fluttuazioni (come spesso si fa con tecniche di correzione d’errore digitali), bensì si sfruttano le fluttuazioni stesse per campionare in modo continuo da una distribuzione utile per risolvere problemi algoritmici. In particolare, risolvere Ax = b con potenziali di questo genere, o calcolare A^(-1) guardando direttamente alla covarianza, apre scenari in cui le prestazioni possono superare quelle di alcuni algoritmi di stato dell’arte. Questo aspetto diviene ancora più rilevante quando la dimensione d del problema e la condizione della matrice (descritta dal numero κ) aumentano, circostanza tipica nelle grandi imprese che elaborano enormi dataset. Il quadro si amplia con il passaggio a sistemi underdamped, in cui si tiene conto di fattori come l’inerzia, permettendo ulteriori possibilità di ottimizzazione dei tempi di convergenza e dei costi energetici.

 

Vantaggi della Termodinamica Computazionale rispetto ai metodi digitali

Uno degli elementi più importanti per imprenditori e dirigenti è il confronto tra la complessità asintotica dei metodi termodinamici e quella degli algoritmi digitali più avanzati. La ricerca spiega che la risoluzione di sistemi lineari o l’inversione di matrici dense e simmetriche positive, in ambito digitale, spesso si affida a metodi con complessità O(d^3), come la LU decomposition o la fattorizzazione di Cholesky. Anche algoritmi più sofisticati, come la moltiplicazione di matrici in O(d^ω) con ω ≈ 2,3, mantengono un onere elevato quando la dimensione d cresce molto.


Nella ricerca, si riporta che la termodinamica promette un’accelerazione potenziale, con runtime che può scalare linearmente o quadraticamente in d a seconda del problema. Vengono presentati risultati in cui la soluzione di sistemi lineari Ax = b si ottiene con un tempo proporzionale a dκ, o anche minore nei regimi di oscillatori sotto-smorzati, contro i più onerosi O(d^2√κ) o O(d^3) dei metodi puramente digitali. Il parametro κ, definito come numero di condizionamento, indica quanto la matrice A sia difficile da invertire numericamente. Quando κ cresce, i metodi classici rallentano molto, mentre l’approccio termodinamico tenderebbe a soffrire meno questo effetto.


La ricerca mette in evidenza una Tabella di sintesi (Table I) con alcune complessità: per la risoluzione dei sistemi lineari e l’inversione di matrici, i migliori algoritmi digitali mantengono O(d^3) o variazioni simili, mentre i protocolli termodinamici raggiungono O(d^2κ ε^(-2)) o O(d κ ln(κ)^3 ε^(-2)), con differenze a seconda del regime overdamped o underdamped. Il termine ε^(-2) riflette il livello di precisione desiderato nel risultato finale. I vantaggi concreti emergono soprattutto quando si vogliono trovare soluzioni approssimate e si è disposti ad accettare piccoli errori, strategia che in molti scenari industriali è più che sufficiente.


Dal punto di vista di un dirigente che investe in hardware specializzato, la prospettiva delineata è che un singolo dispositivo termodinamico, costituito da un circuito analogico con resistenze e condensatori (oppure componenti meccaniche che emulano oscillatori accoppiati), riesca a svolgere in parallelo un’operazione di campionamento che i computer digitali realizzano spesso con intensivo uso di calcolo parallelo su GPU. Il passaggio a dimensioni come d = 1000 o d = 5000, dove i metodi digitali mostrano limiti di tempo e costo energetico, risulta particolarmente interessante, portando l’approccio termodinamico a una potenziale competitività nel mercato del calcolo di fascia alta.

 

Come funziona la Termodinamica Computazionale: protocolli e applicazioni

Nello studio emergono diversi protocolli sperimentali per implementare concretamente l’idea. Vengono analizzati sistemi di oscillatori che possono essere realizzati con circuiti elettrici RLC in cui la matrice A si configura tramite valori appropriati di resistenze e condensatori, mentre la parte stocastica è generata da rumore termico, per esempio con voltaggi casuali corrispondenti alla distribuzione gaussiana di Johnson-Nyquist. In un’architettura di questo tipo, impostare A equivale a definire i parametri fisici dell’hardware, così che lo stato di minima energia corrisponda alla soluzione del problema.


Un aspetto decisivo è la gestione del tempo di integrazione e del tempo di equilibration. Gli autori dimostrano che, per avere una stima accurata della media e della covarianza, occorre attendere un tempo di equilibrazione t₀ che dipende da γ (damping), dalla massima e minima autovalore di A e dalla temperatura β^(-1). Se la dinamica è overdamped, la formula dà t₀ ≥ κτᵣ ln(kεₘᵤ₀^(-1)), dove τᵣ = γ / ∥A∥ e κ = αₘₐₓ / αₘᵢₙ. Terminata la fase di equilibration, si integra per un tempo τ per raccogliere dati statistici. Tale τ spesso cresce con d, ma in modo meno severo di un O(d^3). Uno dei risultati riportati mostra che per l’inversione di una matrice, se si desidera un’accuratezza relativa εΣ, si può scegliere τ ≥ 4κ d(d+1) / [εΣ² (1–Pε)] × τᵣ in regime overdamped. In regime underdamped, compaiono altri parametri (come la frequenza ωⱼ e il fattore di smorzamento ξ), ma il principio resta lo stesso.


Vengono anche trattate equazioni di Lyapunov di forma AΣ + ΣA^T = 1, utili in contesti come il controllo di sistemi dinamici. Emerge in che modo lo stesso hardware stocastico possa risolvere problemi più generali, purché il potenziale definito sul sistema di oscillatori corrisponda alla funzione da minimizzare. L’autorevolezza dei risultati si fonda su simulazioni numeriche e analisi formali: da un lato si mostrano esempi di convergenza veloce al crescere di d, dall’altro si discutono derivazioni matematiche che dimostrano un vantaggio almeno lineare o quadratico rispetto ai metodi digitali su grandi d. Tali evidenze possono essere viste come un’apertura verso computer termodinamici dove calcolo e fisica coincidono, senza dover attendere la maturazione su larga scala dei computer quantistici.

 

Termodinamica Computazionale: applicazioni industriali e ottimizzazione

Per imprese e centri di ricerca industriale, il fattore κ (condizionamento della matrice) risulta cruciale quando si studiano problemi di ottimizzazione, reti neurali, allocazione di risorse, controllo di processi. Numerose applicazioni reali generano sistemi Ax = b con un condizionamento elevato, rendendo il problema costoso da risolvere con i soliti schemi.

La ricerca mette in luce come l’hardware termodinamico possa ridurre sensibilmente i tempi di calcolo quando κ e d aumentano, dal momento che nei protocolli analogici le fluttuazioni termiche aiutano a esplorare rapidamente lo spazio delle soluzioni.

Gli autori si soffermano anche su altre routine dell’algebra lineare, come la stima del determinante di A, che è un elemento chiave per molti algoritmi. Se si vuole ottenere ln|A|, si può ricorrere al teorema di Jarzynski, misurando il lavoro esterno necessario per modificare il potenziale da uno stato iniziale a uno finale. Nei test di simulazione, è stato visto che per matrici di dimensione d = 100, 1000 o 5000, la convergenza del metodo termodinamico risulta competitiva rispetto a metodi digitali come la decomposizione di Cholesky.


In termini strategici, l’interpretazione finale è che un investitore potrebbe considerare la costruzione di dispositivi analogici in grado di ridurre la complessità globale per calcoli lineari. Se la dimensione della matrice crescesse abbastanza da rendere proibitive le usuali routine software, questa via parallela tra fisica e calcolo potrebbe offrire un miglioramento in tempi e costi. Per di più, la ricerca ipotizza che sia possibile eseguire più tipi di operazioni sulla stessa macchina termodinamica, variando semplicemente la forma del potenziale, esattamente come si fa con i normali computer digitali che eseguono programmi diversi sullo stesso hardware.


Efficienza energetica della Termodinamica Computazionale e futuro ibrido

Un aspetto che rende rilevante lo studio è l’analisi del costo in termini di energia e tempo, elementi di sicuro interesse per chi guida aziende desiderose di innovare. La ricerca indica come non si possa ridurre indefinitamente il tempo di calcolo moltiplicando la matrice A o il vettore b per costanti arbitrarie, perché in un dispositivo fisico esiste un compromesso tra energia dissipata ed effettivo guadagno di velocità. Dalle formule presenti nello studio si deduce che Eτ ≥ costante, in cui E è l’energia necessaria e τ è il tempo. In altre parole, se si spinge il sistema a convergere più rapidamente, è inevitabile dissipare più energia, secondo le leggi termodinamiche.


La conseguenza pratica è che i protocolli termodinamici non sono semplici trasposizioni delle tecniche classiche, ma schemi che inglobano la fisica come parte integrante del calcolo. Convergenza e accuratezza dipendono da parametri come la temperatura β^(-1) e la costante di damping γ, che hanno un impatto diretto sul tempo di equilibrazione e sull’ampiezza delle fluttuazioni. Questo potrebbe suggerire un futuro in cui si progetteranno macchine dotate di un range termico regolabile, con la possibilità di scegliere un grado di precisione maggiore o minore, a seconda delle richieste del momento. Tutto ciò si somma alle tradizionali possibilità di parallelizzazione che già caratterizzano l’informatica classica, delineando scenari di integrazione ibrida, dove unità termodinamiche analogiche coesistono con processori convenzionali.


In termini di concretezza industriale, appare plausibile che, in un orizzonte di medio termine, alcune aziende sperimentino prototipi di calcolo termodinamico su matrici di dimensioni intermedie (ad esempio d = 1024), per valutare la riduzione di energia e l’eventuale vantaggio in progetti legati a intelligenza artificiale, elaborazione di grandi dataset e meccanismi di simulazione in tempo reale. La ricerca suggerisce che la maturazione di tali dispositivi potrebbe seguire un percorso analogo a quello visto in anni recenti per i prototipi quantistici, con lo sviluppo di componenti specifici, linguaggi di programmazione dedicati e metodologie di error mitigation capaci di controbilanciare limitazioni hardware.

 

Conclusioni

Questa ricerca unisce concetti noti dell’algebra lineare a principi termodinamici, offrendo una lettura originale di come la fisica classica possa fungere da mezzo di accelerazione computazionale. Non emergono toni mirabolanti: l’analisi rimane realistica, mostrando che le attuali implementazioni hardware sono in fase preliminare e che resta da compiere un passo cruciale verso dispositivi stabili e scalabili. Tuttavia, l’idea di far evolvere un sistema fisico verso uno stato di equilibrio termico per estrarre soluzioni a sistemi lineari o matrici inverse introduce una prospettiva concreta, più vicina alla tecnologia odierna rispetto a piattaforme a base di qubit.


Nel panorama delle imprese, soprattutto quelle orientate alla gestione di grandi dataset e modelli di intelligenza artificiale, l’approccio termodinamico si colloca come uno sviluppo potenzialmente strategico. L’aspetto più rilevante riguarda la maggiore efficienza quando d e κ diventano grandi, un frangente in cui i metodi classici richiedono molte ore e consumi energetici elevati. Se questa tecnologia sarà in grado di allinearsi alle necessità di precisione dei settori industriali, e se i costi di realizzazione di apparecchi analogici di dimensioni crescenti risulteranno sostenibili, potremo assistere a un rafforzamento dell’offerta di soluzioni di calcolo alternative.


Un confronto realistico con lo stato dell’arte rivela che la conjugate gradient method, la fattorizzazione di Cholesky o le GPU più avanzate restano strumenti potentissimi, ma presentano criticità di scala per dimensioni superiori a qualche decina di migliaia di elementi. Il termodinamico potrebbe colmare un vuoto, specializzandosi nell’elaborazione di problemi lineari e invertendo matrici dense ben oltre le soglie operative consuete. L’analogia con altri paradigmi fisici, come i “coherent Ising machines” o le prime reti di memristor, suggerisce che la strada da percorrere è quella di uno sviluppo ingegneristico che integri i successi delle architetture digitali con nuovi dispositivi.


In definitiva, la riflessione originale offerta nello studio dimostra che l’algebra lineare e la termodinamica non sono mondi separati. Per manager e imprenditori, ciò si traduce nella potenzialità di un nuovo tassello nel panorama tecnologico, accanto a supercomputer, cloud distribuiti e nascenti tecniche quantistiche. Con l’affinamento dei prototipi di calcolo termodinamico, si prospetta la possibilità di “programmare” il potenziale di un insieme di oscillatori per svolgere, nello stesso hardware, compiti diversi: dalla generazione di campioni per modelli AI alla risoluzione di sistemi lineari di grandi dimensioni. Se si considera che soluzioni analogiche simili sono già state prototipate, si intuisce come questa impostazione possa trovare un terreno di applicazione industriale non troppo distante, soprattutto in nicchie dove l’equilibrio tra accuratezza e costi energetici si rivela decisivo.

 

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