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Stima dell’incertezza nella generazione di testo: una nuova metrica per i modelli linguistici (LLM)

Immagine del redattore: Andrea ViliottiAndrea Viliotti

Lo studio “Rethinking Uncertainty Estimation in Natural Language Generation” di Lukas Aichberger, Kajetan Schweighofer e Sepp Hochreiter, condotto presso ELLIS Unit Linz e LIT AI Lab, Institute for Machine Learning, Johannes Kepler University Linz e NXAIGmbH, si concentra sull’obiettivo di migliorare la stima dell’incertezza nella generazione di testo prodotta dai modelli linguistici su larga scala. La ricerca propone un criterio più efficiente per la stima dell’incertezza nella generazione di testo, senza ricorrere a ripetute generazioni multiple. Il fulcro è l’analisi teorica e sperimentale della metrica G-NLL, che mira a semplificare il calcolo dell’incertezza mantenendo coerenza statistica.

Stima dell’incertezza nella generazione di testo
Stima dell’incertezza nella generazione di testo: una nuova metrica per i modelli linguistici (LLM)

La stima dell’incertezza nella generazione di testo nei modelli di linguaggio: necessità e sfide

I modelli di grandi dimensioni (LLM), generano testo in modo autoregressivo; quindi, ogni token viene scelto basandosi sui token precedenti e sulle probabilità apprese in fase di addestramento. Questo meccanismo produce output potenzialmente diversi, anche con lo stesso prompt, perché la generazione si appoggia su un processo stocastico. Tale caratteristica rende complesso individuare quanto un modello sia “sicuro” di ciò che produce. L’analisi presentata in “Rethinking Uncertainty Estimation in Natural Language Generation” sottolinea quanto sia impegnativo valutare l’affidabilità delle frasi generate dai LLM, specie quando si cerca di misurare l’errore potenziale. Molte metodologie di riferimento si fondano infatti su un approccio che implica il campionamento di svariate sequenze d’uscita. La stima dell’incertezza dipende dal modo in cui il modello distribuisce la probabilità sulle possibili frasi generate: se i testi candidati risultano molto simili tra loro, ci si aspetta un’incertezza relativamente ridotta; se invece tali testi divergono sensibilmente, la percezione di insicurezza risulta più alta.


Gli autori evidenziano come i metodi classici ricorrano a campionamenti multipli dell’output, per poi calcolare misure come la Predictive Entropy o la Semantic Entropy, entrambe ancorate ai principi della log-likelihood. La prima considera la distribuzione di probabilità complessiva delle frasi, mentre la seconda cerca di cogliere l’eventuale differenza semantica fra output apparentemente diversi, ma equivalenti dal punto di vista del significato. Questi sistemi, benché mostrino un certo realismo nel rappresentare l’incertezza, richiedono una potenza computazionale elevata per via del numero di sequenze generate. È stato rilevato che, con i modelli moderni di grandi dimensioni, predire ogni token non è banale: si tratta di reti che arrivano a miliardi di parametri, come quelle a 7, 8 o 70 miliardi di parametri menzionate nella ricerca, e un campionamento massiccio aumenta il tempo di risposta e le risorse impiegate.


Il lavoro esamina la complessità di campionare più frasi e di interpretarle con eventuali modelli addizionali di inferenza semantica. Sono fasi che incrementano la precisione ma incidono in modo considerevole sull’uso reale di questi algoritmi, specialmente se adottati su vasta scala, come nell’automazione di processi in ambito aziendale. Il quadro che emerge indica quanto sia utile disporre di una metrica più snella, capace di riassumere con buona fedeltà quanta fiducia il modello abbia nella singola sequenza generata. Una simile prospettiva risulta strategica per responsabili e dirigenti che puntano a sfruttare i modelli linguistici senza incorrere in tempi di latenza eccessivi o in infrastrutture troppo onerose.


La ricerca propone di sostituire l’intera distribuzione di frasi possibili con la probabilità della sola frase più plausibile. L’idea nasce dalla teoria delle proper scoring rules, tra cui spicca la zero-one score come riferimento alternativo alla log-likelihood. Da questa impostazione emerge la metrica chiamata G-NLL, correlata all’idea di concentrare l’attenzione sulla frase a massima probabilità. Se stimare l’intera distribuzione risulta impraticabile, perché combinazioni molto lunghe richiedono un calcolo proibitivo, focalizzarsi sulla sequenza “greedy” (cioè, quella che, passo dopo passo, sceglie sempre il token più probabile) riduce drasticamente i costi computazionali.


Questa prima sezione mette in luce l’urgenza di un approccio più agevole per quantificare le incertezze nella generazione di testo. C’è una pressione sempre più forte per coniugare accuratezza, trasparenza e velocità operativa, soprattutto quando i modelli scalano e l’interesse del mercato e della ricerca si sposta su compiti complessi come la risposta a domande, la stesura di sintesi specialistiche o l’elaborazione di documenti.

 

G-NLL: una nuova metrica per la stima dell’incertezza

Il cuore della ricerca è la definizione di G-NLL, acronimo che indica la Negative Log-Likelihood della sequenza più probabile generata da un modello linguistico. Tale metrica deriva dall’idea di sostituire la tradizionale log-likelihood con un’altra funzione di punteggio, la cosiddetta zero-one score, che valorizza la predizione più plausibile e riduce il peso delle alternative meno verosimili. Quando si parla di zero-one score, si intende una misura che vale 1 se l’output coincide con quello più probabile e 0 per il meno probabile. Applicata al mondo dei modelli linguistici, tale logica si trasforma in un controllo sul token considerato “migliore” a ogni passo.


Gli autori ricorrono a una formula esplicita per spiegare G-NLL. Se per un’uscita composta da T token la generazione segue un percorso a decodifica greedily, allora la metrica è:


G-NLL = - sum_{t=1}^T [ log( max_{y_t} p(y_t | x, y_<t, w) ) ]


dove p(y_t | x, y_<t, w) rappresenta la probabilità del token y_t dato l’input x e i token precedenti y_<t, secondo il modello con parametri w.


Questa formula cattura in modo diretto quanto il modello propenda per la sequenza generata token dopo token. Se il prodotto di queste probabilità risulta alto, la G-NLL sarà bassa, a testimonianza di una sicurezza elevata; viceversa, una G-NLL alta suggerisce che il modello fatichi a mantenere costante la fiducia nelle proprie scelte di generazione.

La motivazione teorica poggia sulla differenza tra la famiglia di punteggi detti “logaritmici”, alla base di misure come la Predictive Entropy e la Semantic Entropy, e la famiglia basata sulla zero-one score. Nel primo caso, si considera l’intera distribuzione delle possibili frasi (o l’intero insieme di cluster semantici), nel secondo ci si focalizza sul picco di probabilità corrispondente all’uscita più probabile. Emerge che, se la vera distribuzione dei testi fosse conoscibile e maneggiabile con semplicità, le stime di entropia basate su molteplici campioni potrebbero fornire informazioni più complete. Tuttavia, con i modelli di dimensioni crescenti, diventa arduo (se non impossibile) esplorare lo spazio dei possibili output.


Da qui l’interesse verso G-NLL: stimando l’incertezza a partire da un’unica sequenza greedily decodificata, si abbattono i costi di generazione multipla e si ha un metodo coerente con il quadro matematico delle scoring rules. Il documento mostra, inoltre, che la stima dell’intera distribuzione via campionamento di svariati output produce spesso varianze alte e non offre sempre garanzia di trovare la sequenza più probabile. Al contrario, la decodifica greedy ha probabilità di individuare la massima verosimiglianza con un’unica passata, supportando la sostenibilità del processo di stima su larga scala.

Questo filone di ricerca si inserisce nella più ampia esplorazione dei metodi che cercano di catturare l’aleatoric uncertainty (dovuta alla natura stocastica del modello) e l’epistemic uncertainty (dovuta all’ignoranza sui parametri reali e alla limitatezza dei dati). G-NLL si concentra in prima battuta sull’aleatoric uncertainty della singola sequenza scelta, riflettendo quanto il modello si ritenga certo di quell’output a ogni passo di decodifica.

 

Stima dell’incertezza: G-NLL contro le metriche tradizionali

La parte empirica del lavoro confronta G-NLL con le metriche consolidate nel campo, in particolare la Predictive Entropy (PE), la Semantic Entropy (SE) e alcune loro varianti normalizzate per la lunghezza o discrete (LN-PE, LN-SE, D-SE). A differenza di G-NLL, tali misure richiedono un campionamento multiplo di possibili output. Gli autori hanno sperimentato su tre dataset: TriviaQA, con oltre 3000 domande di tipo nozionistico, SVAMP, con poco più di 300 esercizi di aritmetica elementare, e NQ-Open, con più di 3600 interrogativi raccolti dal motore di ricerca Google.


Si sono valutati due tipi di generazione: una short, più sintetica e focalizzata sulla risposta diretta, e una long, in cui si chiedeva al modello di produrre frasi più discorsive. Inoltre, sono stati considerati diversi modelli sia per architettura (transformer e state-space) sia per dimensioni (7, 8 e 70 miliardi di parametri). Alcuni erano semplici versioni pre-addestrate (PT), altri erano ulteriormente istruiti con meccanismi di instruction-tuning (IT). Lo scopo era verificare se la misura dell’incertezza mantenesse prestazioni consistenti su scenari e reti diverse.


Il criterio di correttezza della risposta è stato misurato in due modi: usando la metrica SQuAD F1 su soglia 0,5 per i testi brevi, oppure facendo valutare la risposta a un modello LLM-as-a-judge con 70 miliardi di parametri, per coprire anche le generazioni lunghe. In sostanza, si etichettava una risposta come corretta se superava la soglia di similarità con la soluzione canonica, oppure se veniva ritenuta coerente da un modello di grandi dimensioni.

I risultati mostrano che G-NLL registra valori di AUROC (Area Under the Receiver Operating Characteristic) competitivi o superiori rispetto alle altre misure, con differenze più nette soprattutto quando il modello generava frasi brevi. Ad esempio, in alcuni test su modelli di 7 o 8 miliardi di parametri in assetto pre-addestrato, G-NLL toccava punte di 0,82–0,84, mentre le entropie log-likelihood, anche se supportate da 10 campioni di output, si fermavano attorno a 0,77–0,80. L’interpretazione addotta è che, in contesti di risposta secca, la sequenza più probabile cattura già la capacità del modello di essere sicuro di ciò che produce, rendendo superfluo il calcolo di molte varianti del medesimo testo.


Un ulteriore esperimento su dati sintetici, con vocabolari ridotti e sequenze brevi, ha confermato la facilità con cui la decodifica greedy trova la sequenza a massima probabilità. Il campionamento casuale a temperatura variabile mostrava una varianza più alta con pochi campioni, mentre la decodifica greedily o con beam search ridotta otteneva stime molto stabili della probabilità massima di sequenza. L’analisi finale suggerisce che, se l’obiettivo è solamente capire quanto il modello “creda” nella frase generata, la generazione di un’unica sequenza greedy può essere sufficiente.


Sebbene G-NLL non integri la riflessione semantica insita in metriche come la Semantic Entropy, i dati empirici mostrano come l’inferenza semantica aggiunga costi e complessità. In un contesto aziendale o produttivo, ridurre la latenza di risposta può risultare decisivo. Pertanto, l’adozione di una misura immediata come G-NLL, che si basa su un’unica passata, acquisisce un significato strategico in molte applicazioni reali.

 

Stima dell’incertezza nei modelli linguistici: benefici per le aziende

La ricerca mette in risalto un vantaggio fondamentale: la semplicità. Invece di dover generare 10 o più sequenze e di doverle poi confrontare semanticamente, G-NLL si limita a valutare la log-likelihood della sequenza migliore. Un aspetto cruciale per un’impresa che voglia integrare LLM nei propri processi è la gestione del tempo di esecuzione e dei costi computazionali associati. La generazione di molteplici varianti di output raddoppia o triplica i tempi di risposta, e la successiva analisi del contenuto per verificare differenze semantiche aumenta ulteriormente il carico.


Con G-NLL, la costruzione della risposta coincide con la stima dell’incertezza. Il sistema produce il testo più probabile con la decodifica greedily, calcola la probabilità token per token e restituisce un singolo valore di negative log-likelihood che quantifica la fiducia. In scenari di lead generation B2B, ad esempio, potrebbe essere rilevante ottenere risposte rapide a domande su prodotti o servizi. Avere uno strumento che fornisca anche un indicatore di quanto il testo generato sia potenzialmente inaffidabile permetterebbe di stabilire una soglia oltre la quale intervenire manualmente.


La semplicità si accompagna a un solido inquadramento teorico, poiché G-NLL deriva dalle proper scoring rules, in particolare dalla sostituzione del log-score con la zero-one score. Ciò assicura che la misura rispetti le buone proprietà statistiche che si richiedono quando si valuta la coerenza di un modello probabilistico. Non si tratta quindi di un semplice “trucco” euristico, bensì di un metodo ancorato a principi rigorosi. Questo punto è prezioso per i manager che vogliano giustificare l’introduzione di LLM a stakeholder e investitori, garantendo che la valutazione dell’incertezza non sia un accessorio improvvisato, ma una funzionalità accuratamente congegnata.


I risultati ottenuti con i grandi modelli esaminati suggeriscono che G-NLL potrebbe fungere da nuovo baseline per le ricerche future in stima dell’incertezza. Ciò non toglie che esistano ambiti di miglioramento. Il lavoro evidenzia come la singola sequenza ignori la questione della diversità semantica. Se l’impresa si trovasse a dover generare lunghi documenti, potrebbe essere opportuno integrare la dimensione semantica, soprattutto quando la forma espositiva e l’articolazione retorica contano quanto la singola risposta in sé. Tuttavia, se l’obiettivo primario è validare la bontà di una generazione breve e diretta, G-NLL sembra rispondere con un’efficacia non comune, trattandosi oltretutto di un calcolo immediato.


Un esempio operativo per capire l’utilità di G-NLL è la gestione automatica di FAQ. Se il sistema genera una risposta breve per ogni domanda, il valore di G-NLL indica il livello di fiducia del modello in quella risposta. Impostando una soglia, si possono selezionare automaticamente quali risposte richiedono una revisione manuale prima di essere pubblicate. In questo modo, se G-NLL è molto alto (e quindi la confidenza del modello è bassa), la risposta viene riconsiderata da un operatore umano, riducendo gli errori e tutelando l’immagine dell’azienda.

 

Stima dell’incertezza: prospettive future e sviluppi

La parte finale della ricerca sottolinea alcune possibili evoluzioni. Anzitutto, si nota come G-NLL non differenzi tra frasi corrette e frasi semanticamente fuorvianti ma formalmente coerenti: resta una stima di quanto il modello ritenga plausibile il proprio output. In futuro, sarebbe interessante studiare versioni della metrica che considerino anche l’aspetto semantico, mantenendo però la snellezza dell’approccio a singola sequenza. Un modello di grandi dimensioni che generi testi lunghi o molto complessi può trarre giovamento da un ibrido in cui si affianchi la valutazione in tempo reale dell’incertezza alla verifica di contenuto, con un costo computazionale aggiuntivo solo quando la G-NLL rivela un picco di potenziale imprecisione.


La ricerca sottolinea inoltre l’importanza di trattare la normalizzazione per la lunghezza, un aspetto già esplorato da altre metriche come LN-PE, LN-SE e la D-SE che discretizza i possibili cluster di significato. L’obiettivo è garantire che la misura dell’incertezza non risulti sbilanciata da sequenze molto lunghe o molto brevi. Ciò potrebbe essere cruciale in applicazioni come la stesura di sintesi di documenti, dove la lunghezza delle uscite varia notevolmente. Tuttavia, i risultati empirici mostrano che, nonostante le normalizzazioni, le misure entropiche continuano a richiedere generazioni multiple, rimanendo costose in ambienti operativi.


Vi sono implicazioni strategiche. Molte aziende si affidano ai LLM per generare testi in modo scalabile, dal customer care alla produzione di contenuti per siti web. La possibilità di integrare un indice di affidabilità leggero in qualsiasi flusso di lavoro, senza raddoppiare i costi di calcolo, alimenta la confidenza degli investitori e dei partner. La valutazione dell’incertezza, se ben implementata, può fungere da sistema di allerta e ridurre i rischi di output problematici. In parallelo, si costruisce un quadro più chiaro delle lacune del modello e della necessità di aggiornare i dati di addestramento.


La ricerca suggerisce che il dibattito futuro non riguarderà solo la precisione generativa, ma anche la qualità della stima di incertezza, come strumento di analisi e di mitigazione di errori. Ci sono già linee di lavoro che coinvolgono la conformal prediction, o l’impiego di modelli esterni di analisi incrociata. G-NLL si propone come tassello importante di questo panorama, grazie all’equilibrio tra semplicità applicativa e radicamento nelle teorie formali di scoring. Il tutto senza dover ricorrere a ingombranti passaggi di generazione multipla.

 

Conclusioni

Il lavoro “Rethinking Uncertainty Estimation in Natural Language Generation” solleva una questione cruciale per chi adotta grandi modelli di linguaggio in contesti reali: l’incertezza che accompagna ogni generazione testuale non è soltanto un limite tecnologico, ma anche un fattore di rischio e responsabilità per chi deve tramutare la potenza dei LLM in un vantaggio competitivo. La proposta di G-NLL segna un passo avanti interessante nella stima dell’incertezza nella generazione di testo, poiché punta a contenere i costi computazionali, lasciando libere le risorse per attività a più alto valore aggiunto.


Un aspetto che merita particolare attenzione per imprenditori e manager è come G-NLL possa diventare un indicatore concreto della fiducia che il modello ha nei propri output, specialmente nelle fasi di deployment su larga scala. Invece di moltiplicare il numero di generazioni, e di conseguenza i tempi di risposta e i consumi di calcolo, la metrica sfrutta una singola sequenza greedily decodificata. Questo consente di ridurre la latenza e stabilire processi decisionali più rapidi, che possano abbracciare modelli linguistici con dimensioni sempre maggiori senza compromettere la solidità delle analisi.


Peraltro, l’approccio G-NLL non è privo di limiti: la ricchezza semantica di alcune applicazioni potrebbe richiedere il confronto fra più varianti di testo. Una strategia ibrida, in cui si interviene con controlli semantici approfonditi soltanto quando G-NLL segnala bassa confidenza, potrebbe offrire un buon compromesso tra precisione e pragmatismo. In altri termini, l’impresa potrebbe applicare G-NLL come soglia di allerta, decidendo di destinare ulteriori risorse di verifica solo dove il modello si mostra particolarmente incerto.

Questa prospettiva valorizza l’analisi di costi e benefici per l’adozione di grandi modelli di linguaggio nei flussi operativi quotidiani: con G-NLL si possono prevedere procedure di validazione calibrate sul livello di rischio, distribuendo in modo intelligente le risorse umane e computazionali. In definitiva, l’uso di una metrica agile per stimare l’incertezza rappresenta un’opportunità per rafforzare la fiducia negli LLM, massimizzare la produttività e mantenere un controllo strategico sulle performance dei sistemi di generazione testuale.


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