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Q-PnV: un nuovo approccio al consenso quantistico per blockchain consortili

Immagine del redattore: Andrea ViliottiAndrea Viliotti

La ricerca «Q-PnV: A Quantum Consensus Mechanism for Security Consortium Blockchains» è stata realizzata da un team di studiosi provenienti da importanti istituzioni accademiche e industriali cinesi, tra cui la Peking University Shenzhen Graduate School, l’Università di Scienze e Tecnologie Fuyao, e centri di ricerca di operatori di telecomunicazioni come China Telecom, China Mobile e China Unicom. Il lavoro indaga l’integrazione di un meccanismo di consenso quantistico, denominato Q-PnV, all’interno dei contesti consortili delle blockchain, con l’obiettivo di renderle in grado di resistere a future minacce derivanti dal calcolo quantistico. Questo approccio coniuga le esigenze di sicurezza tipiche dei consorzi con l’adozione di tecnologie quantistiche, proponendo un modello strutturato per conseguire maggiore affidabilità e robustezza.

Q-PnV: un nuovo approccio al consenso quantistico per blockchain consortili
Q-PnV: un nuovo approccio al consenso quantistico per blockchain consortili

L’evoluzione della blockchain e il rischio quantistico

Immaginiamo di avere un grande registro pubblico dove ogni nuova “riga” o “pagina” (detta “blocco”) contiene una serie di transazioni o dati. La blockchain è un insieme di questi blocchi legati fra loro, in modo che la modifica di uno comprometta l’intera catena. Nelle blockchain classiche, la sicurezza è garantita da algoritmi crittografici che impediscono a malintenzionati di falsificare i dati o di risalire alle chiavi private necessarie per firmare le transazioni. Tuttavia, l’arrivo del calcolo quantistico apre nuovi scenari. Computer quantistici molto potenti potranno risolvere in tempi utili problemi matematici considerati oggi quasi irrisolvibili. È come se qualcuno trovasse un metodo molto più veloce e potente per “forzare” i lucchetti digitali che proteggono le firme e le chiavi crittografiche su cui si basa la blockchain.


Due algoritmi quantistici noti, Shor’s algorithm e Grover’s algorithm, ci danno un’idea del problema:

  • Shor’s algorithm può scomporre un numero molto grande in fattori primi in modo esponenzialmente più rapido rispetto agli approcci classici. Questo vuol dire poter violare facilmente le chiavi crittografiche usate oggi per firmare le transazioni.

  • Grover’s algorithm può velocizzare la ricerca in uno spazio di dimensioni n da O(n) a O(√n), rendendo meno sicure anche le funzioni hash, che sono un elemento chiave per garantire l’integrità dei blocchi nella catena.

Di fronte a queste minacce, il mondo della ricerca si è mosso in due direzioni:

  1. Crittografia post-quantum: trovare algoritmi ancora più difficili da “battere” per un computer quantistico, rendendo comunque la blockchain e le transazioni sicure anche in futuro.

  2. Blockchain quantistica: non limitarsi a cambiare gli algoritmi di crittografia, ma costruire l’intero sistema su basi quantistiche, sfruttando la meccanica quantistica per proteggere e verificare la catena dei blocchi. Ad esempio, nel 2018 si pensò di usare la distribuzione quantistica delle chiavi (QKD) per rendere le firme più sicure; nel 2019 venne proposto di usare stati entangled nel tempo, anche se a livello teorico; nel 2020 si passò a sperimentazioni con stati “weighted hypergraph”, uno step intermedio tra la teoria e la pratica, ma non ancora pienamente implementabile; nel 2022 arrivarono idee più complete, tuttavia ancora non realizzabili con la tecnologia quantistica attuale.


La ricerca di cui parliamo mostra come prendere un sistema già noto, chiamato PoV (Proof of Vote) e il suo miglioramento PnV (Parallel fusion di PoV), originariamente concepiti per blockchain consortili (blocchi gestiti da un numero limitato di nodi fidati), e integrarlo con tecniche quantistiche, creando Q-PnV. PoV e PnV erano già efficienti nel mondo classico: ad esempio, riuscivano a mantenere una complessità di rete minore rispetto ad altri protocolli (O(Nv) anziché O(N²) come PBFT). Il problema era la vulnerabilità alle minacce quantistiche. Integrando aspetti quantistici si rafforza la sicurezza: chi vuole compromettere il sistema non può più sfruttare i computer quantistici per infrangere le protezioni.


La scelta di partire dai consorzi non è casuale: un consorzio di poche aziende o enti, fidati fra loro, ha un numero ridotto di nodi. Avere meno nodi significa meno complessità nel dotarsi di sistemi quantistici (che oggi sono costosi e delicati) e maggiore facilità di coordinamento. Immaginiamo un consorzio di banche o operatori logistici connesse in una blockchain: poiché si conoscono e si fidano l’un l’altra, possono permettersi di implementare la tecnologia quantistica per rendere i loro scambi ancora più sicuri, accettando investimenti più elevati in cambio di una protezione a prova di futuro. Così, l’adozione di meccanismi di consenso quantistico, come Q-PnV, diventa non solo possibile ma anche sostenibile e strategicamente lungimirante.

 

Principi di Q-PnV e l’integrazione con PoV e PnV

Q-PnV è un meccanismo di consenso concepito per rendere le blockchain consortili resistenti alle potenziali minacce derivanti dal calcolo quantistico. Per capire questo sistema, è utile partire dai protocolli PoV (Proof of Vote) e PnV, già pensati in ambito classico per le blockchain consortili. Nel caso di PoV, l’idea è semplice: un gruppo ristretto di nodi, noti e fidati (ad esempio aziende che formano un consorzio), valida i blocchi attraverso un processo di voto. Esiste una figura, il “butler”, che viene scelta a rotazione per produrre il blocco successivo. Questo approccio, limitando il numero di nodi e rendendo chiaro il ruolo di ciascuno, riduce la latenza (il tempo necessario per confermare i blocchi) e garantisce prestazioni migliori rispetto a molti sistemi tradizionali. PnV migliora ulteriormente PoV consentendo a più “butler” di operare in parallelo, aumentando così la capacità del sistema (throughput) senza peggiorare eccessivamente la velocità di conferma.


Q-PnV riprende questi concetti ma li inserisce in uno scenario “quantistico”. In pratica, invece di basarsi su votazioni e firme digitali classiche (che potrebbero essere facilmente aggirate quando i computer quantistici diventeranno davvero potenti), Q-PnV utilizza particelle quantistiche e proprietà dell’entanglement per proteggere il processo.


L’entanglement è un fenomeno peculiare della meccanica quantistica: due o più particelle possono essere collegate in modo che la misurazione di una influenzi istantaneamente lo stato dell’altra, anche se sono lontane. Immaginiamo di avere una sorta di “scatola di voto quantistica” formata da tante particelle distribuite tra i nodi votanti. La particolarità di queste particelle, chiamate stati |X_n⟩ e |S_n⟩, è che hanno proprietà matematiche ben definite: ad esempio, se tutti i nodi le misurano in certe modalità (dette basi computazionale e di Fourier), è possibile scoprire se qualcuno ha alterato i dati senza bisogno di ricontrollare numeri o passaggi. Questo perché la struttura matematica degli stati quantistici rende certi tipi di manomissione facilmente rilevabili.


Facciamo un esempio semplificato: invece di avere una semplice scheda elettorale, ogni elettore ha un gruppo di particelle “entangled” con quelle degli altri votanti. Quando esprime il suo voto, non inserisce una croce su un foglio di carta, ma effettua una misurazione quantistica sulle particelle. Grazie alle proprietà dell’entanglement, l’insieme delle misurazioni di tutti i votanti produce un risultato coerente, difficile da falsificare. Inoltre, il voto rimane anonimo (non è possibile risalire a chi ha votato cosa), non può essere riutilizzato (non si può far passare lo stesso voto due volte) e può essere verificato da ciascun nodo senza un’autorità centrale.


Oltre al voto quantistico, Q-PnV introduce un generatore quantistico di numeri casuali (QRNG) per determinare in modo imparziale chi sarà il prossimo “butler” incaricato di produrre i blocchi. Se con metodi classici questo numero casuale veniva ricavato da funzioni hash o timestamp, potenzialmente vulnerabili ai futuri computer quantistici, con il QRNG si ottiene un numero che nessun computer, nemmeno quantistico, può prevedere o controllare. Immaginiamo di lanciare un dado quantistico perfetto, che non può essere truccato. Il risultato di questo lancio assegna il ruolo di “butler” a un nodo in modo totalmente imprevedibile.


Infine, la comunicazione tra i nodi e l’autenticazione delle identità sfrutta la distribuzione quantistica delle chiavi (QKD): è una tecnica che, utilizzando la meccanica quantistica, permette a due parti di condividere segreti (le chiavi crittografiche) con la certezza che nessuno possa intercettarli senza lasciare tracce. Se in un sistema classico un hacker con un computer quantistico potrebbe decifrare le chiavi, con la QKD questo diventa impossibile. Ad esempio, se due aziende del consorzio si scambiano una chiave utilizzando coppie di fotoni entangled, qualsiasi tentativo di intercettazione altererebbe i risultati e sarebbe immediatamente scoperto.


In sintesi, Q-PnV integra i vantaggi di PoV e PnV con tecnologie quantistiche:

  • Quantum voting: per un voto anonimo, sicuro e non falsificabile.

  • QRNG: per scegliere il prossimo produttore di blocchi con un metodo davvero imprevedibile.

  • QKD: per garantire identità e autenticità delle parti, evitando che un attaccante possa spacciarsi per un altro nodo.


Così, grazie a queste innovazioni, Q-PnV mira a rendere le blockchain consortili pronte a un futuro in cui i computer quantistici saranno la norma, assicurando sicurezza, equità e affidabilità.

 

Il ruolo delle weighted hypergraph states e l’implementazione del quantum consortium blockchain

Per comprendere come Q-PnV porti la blockchain in una dimensione quantistica, immaginiamo di trasformare i blocchi da semplici insiemi di dati in particelle quantistiche dette “qubit”. In una blockchain classica, il collegamento tra due blocchi è mantenuto usando una funzione hash: il blocco successivo include l’hash del precedente, garantendo così l’integrità della catena. Nel mondo quantistico, però, si va oltre: i blocchi diventano qubit che non si collegano solo attraverso algoritmi matematici, ma vengono entangled tra loro utilizzando porte quantistiche come la Controlled-Z (C-Z). L’entanglement è un fenomeno quantistico che crea un legame profondo tra particelle, così che lo stato di ognuna dipenda dalle altre. Questo permette di creare una catena di blocchi quantistici che non sono semplicemente collegati come anelli in una catena lineare, ma possono essere connessi in strutture più complesse chiamate “ipergrafi”.


Un “ipergrafo” è come un normale grafo (dove i nodi sono punti e i collegamenti sono linee), ma con la differenza che un singolo collegamento può unire più di due nodi contemporaneamente. Nel caso dei qubit, questo significa che si possono avere legami che coinvolgono tre, quattro o più blocchi allo stesso tempo, rendendo la struttura più flessibile e ricca di relazioni. Si parla di weighted hypergraph states perché ad ogni legame (ipergarco) vengono assegnati dei “pesi” che regolano l’entanglement e le fasi relative tra i qubit. In altre parole, si può decidere quanto forte deve essere l’interconnessione fra i blocchi, controllando le proprietà quantistiche della catena.


Facciamo un esempio semplificato: invece di avere un elenco di blocchi 1 → 2 → 3, ognuno legato a quello precedente, immaginiamo una struttura in cui il blocco 1 è entangled con i blocchi 2 e 3 contemporaneamente, e il blocco 2 è a sua volta legato con il 4. Ogni collegamento è regolato da “pesi” che stabiliscono come i qubit interagiscono fra loro. Questo crea un “tessuto” quantistico di dati, molto più complesso di una semplice catena lineare.


Tuttavia, questa complessità potrebbe portare a problemi se, nella blockchain, più nodi tentassero di produrre nuovi blocchi allo stesso tempo, creando così conflitti e “ramificazioni” (fork). Nel caso classico si trovano soluzioni con funzioni hash e protocolli di consenso, ma nella blockchain quantistica la stabilità è ancora più delicata, perché l’entanglement presuppone uno stato quantistico coerente. Se più blocchi venissero creati in parallelo senza controllo, l’intero sistema di entanglement ne soffrirebbe.


Q-PnV impedisce questa situazione garantendo un ordine di rotazione tra i produttori di blocchi attraverso un generatore quantistico di numeri casuali (QRNG). Questo significa che soltanto un nodo alla volta può creare il prossimo blocco. Immaginiamo che un consorzio di 10 aziende decida l’ordine in cui ciascuna crea il blocco successivo lanciando un “dado quantistico” infallibile. Questo assicura che non ci siano conflitti, perché non ci saranno due nodi che cercano di creare un blocco nello stesso istante.


In un consorzio, dove il numero di nodi è limitato e controllato, è molto più semplice gestire questa infrastruttura quantistica. Non servono milioni di nodi come nelle blockchain pubbliche; bastano un numero relativamente ristretto di partecipanti, dotati delle risorse tecniche ed economiche per disporre di strumenti quantistici. Questo rende il modello Q-PnV più plausibile come soluzione futura, quando le tecnologie quantistiche come la memoria quantistica, i ripetitori quantistici (che servono a trasmettere informazioni quantistiche su lunghe distanze) e un vero e proprio “quantum Internet” saranno più mature.

In sintesi, i weighted hypergraph states consentono di costruire una blockchain pienamente quantistica, dove i blocchi vengono rappresentati da qubit entangled in modo complesso. Grazie alle regole del consenso quantistico (Q-PnV) e all’uso di strumenti come QRNG, si prevengono conflitti e si mantiene la coerenza quantistica. È una prospettiva più impegnativa da realizzare nel breve termine, ma costituisce un passo importante per prepararsi all’era quantistica, puntando su reti consortili in cui le risorse necessarie siano alla portata dei partecipanti.

 

Conclusioni e riflessioni strategiche

La proposta Q-PnV, integrata con una blockchain quantistica basata su weighted hypergraph states, rappresenta un passaggio verso sistemi in grado di resistere a scenari futuri in cui il calcolo quantistico metterà a rischio l’intero impianto di sicurezza attuale. Non si tratta di un salto immediato, poiché le infrastrutture quantistiche non sono pronte a una diffusione capillare, e il costo d’investimento per dotarsi di reti quantistiche, QRNG e dispositivi in grado di gestire correttamente stati entangled è ancora elevato. Tuttavia, la ricerca mostra un paradigma che, senza toni entusiastici, può essere compreso come un possibile percorso evolutivo della sicurezza nelle blockchain.


Al momento esistono altre tecnologie che provano a rendere le blockchain resistenti ai computer quantistici: alcune si affidano a crittografie post-quantum già note, altre a schemi ibridi che combinano chiavi quantistiche distribuite con architetture classiche. Rispetto a tali alternative, Q-PnV coniuga la semplicità di modelli di consenso già testati in ambito consortile con la robustezza offerta dai protocolli quantistici. Ciò non significa che sia la soluzione definitiva. Esistono altri approcci parzialmente simili, come quelli basati su QKD per sostituire le firme digitali, o sistemi totalmente teorici che immaginano blockchain interamente quantistiche in reti estremamente estese. Alcuni di questi modelli non hanno ancora trovato un modo per essere implementati, e la ricerca su Q-PnV segnala che la strada verso una blockchain quantistica pienamente funzionale è lunga.


Da un punto di vista imprenditoriale o manageriale, occorre comprendere che questa tecnologia non offre una protezione istantanea contro tutte le sfide del futuro, né garantisce un vantaggio se non si valutano attentamente costi e benefici. Un’azienda che voglia anticipare la crisi della sicurezza dovuta al calcolo quantistico dovrebbe ragionare in termini di investimento strategico: introdurre Q-PnV, o soluzioni analoghe, significa puntare su un ecosistema in divenire, dove la rarità di competenze e di infrastrutture quantistiche limiterà l’adozione nel breve termine. La protezione quantistica non è un ornamento, ma un potenziale fattore differenziante nel medio-lungo periodo, specialmente quando le unità di calcolo quantistico diverranno commodity. Ciò apre un nuovo scenario, non ancora ben esplorato, in cui la blockchain, da semplice archivio di dati, assume un ruolo chiave nel preservare integrità e fiducia contro attori dotati di potenza computazionale senza precedenti. In tale contesto, la scelta di una soluzione come Q-PnV dovrebbe essere considerata come la possibilità di posizionare l’impresa in una nicchia tecnologica più solida, non per rincorrere una moda, bensì per predisporre un’infrastruttura che in futuro potrebbe fare la differenza quando le tecnologie concorrenti saranno messe alla prova da potenze di calcolo non ancora immaginabili. L’intuizione da cogliere è che la blockchain quantistica non eliminerà le sfide, ma ne modificherà la natura, costringendo le imprese a una visione di lungo periodo basata sull’anticipazione delle minacce, sul consolidamento delle proprie reti e sulla comprensione che le idee presentate oggi potrebbero diventare la base necessaria per fronteggiare situazioni oggi ancora difficili anche solo da delineare. In definitiva, integrare l’ottica quantistica nel consenso consortile è un passo che, con pragmatismo e realismo, potrebbe condurre a un cambiamento strutturale nella percezione stessa della sicurezza distribuita.


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