top of page

Legge di base sull’Intelligenza Artificiale in Corea del Sud: innovazione e fiducia per il futuro

Immagine del redattore: Andrea ViliottiAndrea Viliotti

La "Legge di base sull’Intelligenza Artificiale riguardante lo sviluppo e l’istituzione di una base di fiducia (proposta alternativa)" è stata presentata dal Presidente del Comitato per la Scienza, la Tecnologia, l’Informazione e le Comunicazioni, con il contributo del deputato Ahn Cheol-soo e dei deputati Cho Seung-rae e Lee In-seon, grazie alla partecipazione del Parlamento e del Ministero coreano per la Scienza, la Tecnologia, l’Informazione e le Comunicazioni. Questo testo normativo mira a definire linee guida essenziali per imprese, enti e cittadini, fornendo indicazioni fondamentali per promuovere l'innovazione, garantire uno sviluppo responsabile e costruire una base di fiducia. I principali temi di interesse per imprenditori e dirigenti si concentrano sulla trasparenza delle soluzioni basate su algoritmi di apprendimento, sul rafforzamento della competitività nel mercato interno ed estero e sulla tutela dei diritti individuali.

Legge di base sull’Intelligenza Artificiale in Corea del Sud

Il valore strategico della Legge di base sull’Intelligenza Artificiale in Corea del Sud: Basic Plan e nuovi margini competitivi

L’idea proposta dalla Legge di base sull’Intelligenza Artificiale in Corea del Sud, che prevede un piano triennale per incentivare la crescita dell’AI e consolidare la fiducia dei consumatori, solleva molte riflessioni fra imprenditori e dirigenti. La proposta di legge delinea la creazione di un Basic Plan che mira a un approccio coordinato e aggiornato ogni tre anni. Questo programma coinvolge le autorità centrali e locali, con l’obiettivo di dare slancio alla competitività del tessuto produttivo e, in parallelo, offrire un quadro normativo capace di guidare con equilibrio la ricerca, lo sviluppo e l’applicazione dell’AI in tutta la Corea del Sud. L’articolato sottolinea la volontà di privilegiare la cooperazione con università, centri di ricerca e aziende private, riconoscendo al contempo la necessità di regole chiare per chi fa impresa in settori come la manifattura o i servizi digitali avanzati.


Le aziende che cercano margini competitivi possono vedere in questa struttura un terreno fertile per investimenti in ricerca e sviluppo, sapendo che il governo si impegna a sostenere la standardizzazione delle tecnologie e la formazione di un ecosistema collaborativo. Nel documento si evidenzia che il piano di base includerà strategie di implementazione volte a sostenere chi adopera algoritmi di machine learning o piattaforme per l’analisi predittiva, prevedendo supporto nell’ottenimento di dati, accesso a infrastrutture computazionali e possibilità di sperimentazione su larga scala. Ogni stakeholder, dalle startup ai colossi industriali, può beneficiare di programmi di incentivazione, soprattutto se propone soluzioni creative e dimostra di poter agire in linea con gli standard etici richiesti dall’autorità pubblica.


Alcuni dati numerici hanno un peso rilevante nell’illustrare i potenziali impatti economici, anche se il documento non fornisce cifre precise sul volume di investimenti attesi. Si coglie tuttavia il desiderio di rendere più fluido il trasferimento tecnologico: la legge prospetta incentivi per lo sviluppo di infrastrutture come i data center specializzati, con la finalità di offrire elevate potenze di calcolo e ridurre la distanza tra laboratori di ricerca e siti produttivi. Rilevante, per chi guida un’azienda, è la creazione di un contesto di regolazione che non freni l’innovazione ma promuova la collaborazione tra pubblico e privato. Alcuni esempi suggeriscono l’importanza di avere un corpo normativo chiaro per incoraggiare la realizzazione di soluzioni di intelligenza predittiva in ambiti come la sanità, l’energia e la logistica.


Un elemento di riflessione molto concreto emerge in relazione ai progetti di formazione del personale che ogni azienda può intraprendere. Molti dirigenti lamentano la difficoltà di reperire talenti specializzati in AI. La proposta illustra un percorso per la creazione di nuove figure con competenze avanzate e per il reclutamento mirato di professionisti stranieri, in modo da potenziare l’intero comparto. Lo spirito generale è definire standard comuni e princìpi etici, ma soprattutto incentivare un uso consapevole e sicuro delle soluzioni basate su deep learning e generazione automatica di contenuti.


Gli imprenditori interessati a sviluppare applicazioni di AI troveranno meccanismi di sostegno finanziario e forme di esenzione su alcune procedure di test preliminari, specie quando si parla di “prodotti ibridi” che includano l’uso dell’intelligenza in servizi rivolti a un pubblico sensibile, come i contesti medicali o educativi. In caso di rischi potenziali per i consumatori, il legislatore propone percorsi di verifica e certificazioni volontarie, con un successivo passaggio di controllo centralizzato a cura del governo. Ogni soggetto che sceglie di partecipare a questi processi di validazione e trasparenza potrà innalzare il proprio profilo di credibilità agli occhi di partner e clienti. In un mercato sempre più competitivo, questa fiducia costituisce un vantaggio.


Il documento parla anche di un collegamento tra l’AI e i diritti umani, intesi come cardine per lo sviluppo del Paese: ogni pratica di raccolta o utilizzo dei dati deve rispondere a criteri di sicurezza. Qualsiasi azienda che fornisca soluzioni basate su reti neurali e tecniche di generazione di output testuale, video o sonoro è chiamata a dichiarare in modo chiaro la natura sintetica dei materiali prodotti. È una tutela dell’utente, ma anche un vantaggio per chi vuole distinguere il proprio brand da competitor che non rispettano tali norme.


Governance e trasparenza: la Commissione Nazionale per l’Intelligenza Artificiale

Il documento evidenzia la presenza di un organismo centrale, la Commissione Nazionale per l’Intelligenza Artificiale, che rappresenta il fulcro della governance. La commissione è presieduta dal Presidente della Repubblica e comprende ministri, funzionari pubblici e professionisti esterni con esperienza nel settore AI. Dalla lettura si percepisce l’ambizione di dare forma a una struttura agile, con un massimo di 45 membri complessivi, chiamati a esprimere pareri e delibere su questioni delicate riguardanti lo sviluppo tecnologico e la regolazione di algoritmi ad alto impatto sociale.


Questo elemento attira l’attenzione di chi gestisce aziende, poiché indica la possibilità di dialogo diretto con un vertice istituzionale in grado di fornire linee guida e, allo stesso tempo, di ascoltare le esigenze del mercato. La proposta di legge incoraggia l’interazione fra imprese e Stato, invitando le aziende a aderire a consultazioni e tavoli di confronto. Tale assetto istituzionale favorisce la condivisione di scenari evolutivi e l’implementazione di politiche pubbliche che possano rispondere in modo tempestivo alle sfide tecnologiche che emergono di continuo.


Il documento rimarca anche la rilevanza della Commissione Etica di Autoregolamentazione Privata. Ogni organizzazione, sia universitaria sia industriale, potrà istituire un proprio comitato interno incaricato di vigilare e discutere i potenziali rischi di ogni progetto AI prima che diventi un prodotto sul mercato. Questo modello si concretizza nell’idea che non basti un organo di governo centrale a stabilire principi, ma che ogni realtà debba responsabilizzarsi nel sorvegliare l’applicazione di linee guida etiche. Un direttore aziendale può istituire al proprio interno un gruppo di analisi che verifichi la conformità di una piattaforma di riconoscimento facciale, accertandosi che non violi la privacy dei cittadini o non introduca bias discriminatori.


Gli esempi pratici potrebbero riguardare un servizio di traduzione simultanea: se l’algoritmo offre risultati parziali e stereotipati, la commissione etica interna si confronterà con i principi emanati dall’ente nazionale, proponendo correttivi. La legge invita a responsabilizzare fin dal principio chi sviluppa e distribuisce prodotti AI, in modo da non delegare solo all’authority il compito di individuare le falle sistemiche che talvolta sorgono nei processi algoritmici.


L’attenzione per i cosiddetti “prodotti ad alta influenza” viene definita dalla proposta normativa come quei servizi capaci di incidere su salute, sicurezza o diritti fondamentali delle persone. Gli esempi più lampanti sono i sistemi che influiscono sulle cure mediche, sulle forniture di energia o sui meccanismi di valutazione delle competenze di un candidato in una procedura di selezione professionale. Questa definizione è cruciale perché vincola le aziende a compiere valutazioni più approfondite e a rendere partecipi gli utenti quando un algoritmo può condizionare in modo rilevante la loro vita.


Dal punto di vista di un imprenditore che mira a offrire soluzioni AI in ambiti ad alta influenza, conviene strutturare un iter di valutazione interno, coinvolgendo figure legali e tecnologiche, per evitare contrasti con la norma. Risulta fondamentale spiegare come l’algoritmo prenda decisioni e quali misure di sicurezza siano in atto. Sebbene la proposta di legge menzioni che la Commissione Nazionale per l’Intelligenza Artificiale abbia potere di raccomandare e di stabilire sanzioni in caso di comportamenti illeciti, il testo invita a preferire la prevenzione attraverso la collaborazione e la trasparenza dei processi.


Il disegno di legge si sofferma anche sulla attività di verifica e certificazione, che lo Stato può sostenere economicamente. Le aziende che vorranno partecipare a questi programmi di verifica preliminare potranno rafforzare la reputazione del proprio prodotto o servizio. Un caso concreto riguarda chi fornisce un chatbot conversazionale nel settore delle vendite online: un passaggio di validazione da parte di un ente di certificazione potrebbe rassicurare i potenziali clienti, influenzando positivamente il branding. È un esempio di come questa proposta di legge unisca la dimensione giuridica con gli incentivi di mercato, mantenendo l’attenzione sulle opportunità di business.


Infrastrutture e cooperazione pubblico-privato: gli obiettivi della Legge di base sull’Intelligenza Artificiale in Corea del Sud

Un ulteriore passaggio rilevante è la promozione dei data center specializzati per sostenere gli sforzi di ricerca e sviluppo. Il documento li definisce come sistemi fondamentali per la raccolta di dati su larga scala e per la gestione di calcoli ad alto consumo di risorse, indispensabili alla maggior parte delle applicazioni di apprendimento profondo (deep learning). Per i dirigenti che pianificano ampie campagne di analisi o di elaborazione, sapere che vi è un programma statale di sostegno alla costruzione di centri dati per l’AI apre scenari di ottimizzazione dei costi e di ampliamento dei servizi.


I bandi pubblici potrebbero coprire parte delle spese di infrastruttura o semplificare le procedure burocratiche, a vantaggio di chi preferisce evitare investimenti onerosi in apparecchiature. Questo potrebbe rivelarsi strategico per aziende medie e piccole, che spesso non dispongono di capitali tali da permettersi l’acquisto di server e unità di calcolo di ultima generazione. Il governo, attraverso questa proposta di legge, segnala che l’intento non è semplicemente creare una rete di strutture sovradimensionate, ma di favorire una distribuzione più omogenea delle risorse su tutto il territorio. Ciò significa dare anche alle realtà provinciali, o a distretti industriali lontani dalle aree metropolitane, la possibilità di connettersi a strutture di calcolo ad alte prestazioni.


Il testo menziona l’eventualità di agevolare la nascita di aree di concentrazione, in cui aziende e istituzioni di ricerca possano coesistere fisicamente e beneficiare di supporti integrati. Un esempio concreto è la realizzazione di un parco tecnologico dove si trovano laboratori di intelligenza artificiale, startup innovative e centri di eccellenza per la cybersicurezza, in un unico quartiere. Chi arriva dall’estero potrebbe trovare procedure agevolate per l’insediamento e, di riflesso, si potrebbe avviare una collaborazione naturale tra imprese di settori diversi, accomunate dall’interesse per l’uso dei modelli predittivi e delle soluzioni di generazione automatica di testi e immagini.


Queste dinamiche di cooperazione sono un elemento interessante anche sotto l’aspetto del marketing: un’azienda di dimensioni ridotte potrebbe unire le forze con laboratori universitari o imprese più strutturate, in modo da condividere esperienze, ridurre costi e sviluppare progetti pilota congiunti. L’effetto auspicato è favorire un circolo virtuoso in cui le competenze si consolidano, facilitando l’accesso ai mercati esteri. La legge prevede, non a caso, strategie per l’internazionalizzazione, con sostegni finalizzati a portare soluzioni coreane di intelligenza artificiale in diversi Paesi, ampliando i potenziali ricavi e attirando finanziamenti esteri.


Alle aziende che operano nel B2B potrebbe risultare particolarmente utile l’opportunità di partecipare a bandi congiunti in cui la PA mette a disposizione ingenti dataset anonimi, o la possibilità di testare in ambienti controllati algoritmi sperimentali. Immaginiamo un’impresa che voglia sviluppare un sistema di manutenzione predittiva per impianti energetici: grazie a un data center statale e a una zona di sperimentazione dedicata, si potranno ridurre tempi e oneri di messa a punto, con la certezza di rientrare nei parametri di sicurezza ed etica stabiliti a livello nazionale. Il testo spiega che le procedure di validazione sul campo potrebbero includere anche la creazione di gemelli digitali, cioè rappresentazioni virtuali di un sistema reale dove testare l’impatto di determinate soluzioni di intelligenza artificiale, al riparo da rischi per la comunità.


Trasparenza e gestione del rischio nella Legge di base sull’Intelligenza Artificiale in Corea del Sud

Uno dei punti più interessanti, per il panorama industriale e per la difesa dei diritti individuali, riguarda la gestione dei rischi associati all’uso di algoritmi particolarmente complessi. Gli articoli della proposta di legge specificano che le aziende sono tenute a compiere azioni di valutazione, monitoraggio e mitigazione di potenziali pericoli, soprattutto se il costo computazionale e la complessità del modello superano determinate soglie stabilite dal Presidente della Repubblica su proposta del Ministero. Questo vuol dire che, se un’impresa utilizza tecniche di deep learning con molti parametri (ovvero reti neurali di grandi dimensioni) deve documentare le procedure di sicurezza e di spiegabilità, fornendo rapporti periodici o su richiesta.


In particolare, la legge richiede alle aziende che creano o impiegano AI generativa di avvisare l’utente quando il contenuto offerto è generato artificialmente. Un esempio è un software che realizza immagini fotorealistiche: se un brand di abbigliamento produce immagini di modelli virtuali, deve segnalare chiaramente che si tratta di personaggi artificiali. L’idea è salvaguardare la buona fede dei consumatori, evitando fraintendimenti o casi di manipolazione. Nella proposta si legge che l’indicazione dovrà essere ben visibile, senza oscurare la creatività del prodotto ma nel rispetto della trasparenza. È chiaro che questo aspetto obbliga imprenditori e dirigenti a ripensare eventuali campagne di marketing basate su contenuti digitali generati da reti neurali.


Rilevante anche la nozione di Istituto di Ricerca sulla Sicurezza dell’AI, che il governo potrebbe sostenere economicamente e organizzativamente, con l’obiettivo di studiare potenziali effetti collaterali e svolgere test approfonditi. L’implicazione per i vertici aziendali è che si può ricorrere a strutture specializzate per ottenere competenze di alto livello nelle fasi iniziali di progettazione. In futuro, quando la legge sarà applicata, è probabile che si creeranno corsie preferenziali per chi avrà aderito ai programmi di sicurezza volontaria, garantendo più rapidità nell’ottenere pareri positivi da parte degli organismi di controllo. È un approccio che facilita chi vuole posizionarsi sul mercato con prodotti e servizi trasparenti e a basso rischio di controversie legali.


La questione della responsabilità e dei requisiti di trasparenza è particolarmente importante se si considerano le accuse di bias e ingiustizie algoritmiche spesso avanzate contro i sistemi di selezione del personale o di concessione di prestiti bancari. Proprio questi ambiti rientrano nella categoria di High-Impact AI e obbligano l’azienda a definire una procedura di valutazione d’impatto in grado di spiegare come vengono prese le decisioni. Per gli imprenditori può significare investire nel machine learning interpretability e dotarsi di moduli di auditing interno, in modo da poter rispondere ad eventuali richieste di chiarimento su come i dati vengono elaborati e ponderati.


È utile un esempio concreto. Se un’azienda impiegasse un sistema di scoring per analizzare i curriculum dei candidati, potrebbe utilizzare un modello che penalizza inconsapevolmente donne con percorsi di carriera interrotti. Con la nuova legge, la direzione dovrebbe verificare periodicamente i risultati, individuare eventuali discriminazioni e intervenire, documentando i passaggi effettuati. In un mercato molto attento alla responsabilità sociale d’impresa, questo si traduce in un plus di reputazione e di sicurezza.


Opportunità di sviluppo e certificazioni: il futuro con la Legge di base sull’Intelligenza Artificiale in Corea del Sud

Il quadro che emerge presenta una doppia finalità: da un lato si vuole accelerare la diffusione dell’intelligenza artificiale in ogni ramo industriale, dall’altro si punta a garantire un metodo di controllo e trasparenza. Il documento menziona che l’esecutivo coreano potrà supportare la standardizzazione, le attività di certificazione e la nascita di un sistema di best practice. È interessante notare come la proposta di legge dichiari che le imprese che mettono in atto strategie di autocontrollo, soprattutto nella gestione di “alto impatto,” potranno ottenere un trattamento privilegiato in fase di accesso ai bandi pubblici. Un dirigente potrebbe dunque scegliere di investire risorse per la definizione di protocolli interni di audit sull’AI, sapendo che ciò rappresenta un vantaggio competitivo nelle relazioni con l’amministrazione pubblica.


Viene menzionata la necessità di un influsso internazionale per consolidare la leadership coreana in materia, e il testo suggerisce che i settori produttivi potrebbero ottenere grandi benefici se disposti a collaborare con enti di ricerca stranieri, scambiando dati e metodologie. Il disegno di legge prevede infatti il sostegno a iniziative di internazionalizzazione, con possibilità di partecipare a eventi di presentazione all’estero e di candidarsi a progetti di cooperazione bilaterale. Questo può attirare investimenti e know-how, aprendo la strada a una rete di partenariati con regioni tecnologicamente avanzate.

Parallelamente, i capitoli conclusivi delineano l’aspetto delle sanzioni amministrative in caso di violazioni: le aziende che non rispettano obblighi di trasparenza o sicurezza potrebbero incorrere in multe fino a 3.000.000 KRW (won coreani) o subire altre misure di correzione.


Sebbene le cifre non siano esorbitanti, il danno reputazionale potrebbe essere molto più grave, dato che il governo manterrà un registro di eventuali inadempienze. È il motivo per cui la legge suggerisce un approccio preventivo: un imprenditore può preferire la strada delle certificazioni a monte, sapendo che, se poi emergessero anomalie, sarebbe più semplice gestire eventuali contenziosi e dimostrare la propria buona fede.


Un risultato di sicuro interesse è l’enfasi sulla creazione di figure professionali dedicate alla gestione di rischi e compliance. Il testo incoraggia infatti il reclutamento di competenze estere e la formazione di specialisti nazionali capaci di interpretare i risultati di un sistema AI e di allertare tempestivamente i responsabili, nel caso in cui la logica dell’algoritmo risultasse lesiva per gli utenti finali. In un mercato in cui i dirigenti fanno fatica a comprendere appieno i complessi meccanismi di molteplici reti neurali, appare strategica la possibilità di affidarsi a consulenti interni o esterni in grado di curare la supervisione e il dialogo con le autorità.


Da segnalare infine la costituzione di un Korean AI Promotion Association, che può assumere un ruolo rilevante nell’armonizzare gli interessi della comunità scientifica con quelli delle aziende. L’idea di una collaborazione virtuosa tra governo, industria e ricerca è l’anima di questa legge, che intende coniugare la spinta tecnologica con la sicurezza sociale e la tutela della dignità. Ogni manager che vorrà anticipare i trend tecnologici potrà unirsi a questa associazione per condividere esperienze, ricevere formazione e migliorare la propria reputazione grazie all’adesione a princìpi di responsabilità. Per esempio, un’azienda che lavora a un software di generazione di contenuti audio in lingua coreana potrà trovare partner specializzati negli stessi settori e stringere accordi per velocizzare i tempi di sviluppo, contando su finanziamenti statali e agevolazioni normative.


Conclusioni

La “Legge di base sull’Intelligenza Artificiale riguardante lo sviluppo e l’istituzione di una base di fiducia” propone una struttura normativa che cerca di mediare fra le esigenze di sviluppo economico e la necessità di tutelare gli individui, indicando linee guida chiare sulla governance, sulla trasparenza e sui requisiti di sicurezza. Ciò che appare significativo è l’attenzione dedicata ai “prodotti ad alta influenza,” che richiedono particolare prudenza e valutazioni approfondite. In campo internazionale si osservano già tentativi analoghi, dal dibattito nell’Unione Europea all’orientamento di altri Paesi asiatici e americani, ma qui troviamo l’idea di una commissione nazionale ben definita, il sostegno a centri specializzati per la sicurezza e l’incoraggiamento di una sinergia attiva tra pubblico e privato. È un progetto di ampio respiro, che conferma la volontà di rendere l’AI un motore di crescita bilanciato da un efficace controllo dei rischi.


Per imprenditori e manager si prospettano opportunità di innovazione combinate alla responsabilità di fornire strumenti che non compromettano la fiducia dei consumatori e i diritti individuali. Non è solo una questione di adeguarsi a una regolamentazione, ma anche la possibilità di assumere un ruolo pionieristico, dimostrando di saper interpretare il potenziale dell’AI e di gestirne le sfide con onestà intellettuale. Rispetto alle tecnologie già esistenti, l’impianto legislativo delineato in Corea del Sud punta a rendere più agevole l’accesso alle risorse comuni, favorendo la crescita delle piccole imprese e delle startup. È interessante notare come la proposta includa la formazione di risorse umane specializzate e la predisposizione di centri di ricerca sulla sicurezza, aprendo la strada a una collaborazione intensiva in cui lo Stato diventa garante e propulsore di progresso.


Il settore dell'Intelligenza Artificiale sta conoscendo un'evoluzione estremamente rapida, e questa normativa si propone di affrontare in maniera concreta alcune questioni cruciali, includendo un richiamo significativo alla dimensione etica. Un'azienda che desidera distinguersi può trovare in questa legge un'opportunità per sviluppare soluzioni innovative e rafforzare la propria competitività, a condizione di adottare una visione lungimirante e di integrare nei propri processi strumenti come la valutazione, l’audit interno e la trasparenza nei confronti degli utenti. Le indicazioni contenute nel testo suggeriscono che la normativa potrebbe influire anche sulle scelte di partner internazionali interessati a operare nel mercato coreano. Questo rappresenta quindi un momento di rilevanza strategica, poiché potrebbe delineare un modello di riferimento per la regolamentazione dell’Intelligenza Artificiale negli anni a venire.


Comments

Rated 0 out of 5 stars.
No ratings yet

Add a rating
bottom of page