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Italia nel Blavatnik Index 2024: analisi e strategie per la pubblica amministrazione

Immagine del redattore: Andrea ViliottiAndrea Viliotti

L’Italia nel Blavatnik Index of Public Administration 2024, frutto del lavoro del Professor Ngaire Woods, Lord Gus O’Donnell e del team della Blavatnik School of Government dell’Università di Oxford. La ricerca analizza la qualità delle amministrazioni pubbliche nazionali in 120 Paesi, ponendo l’accento su strategie, politiche, capacità di delivery e gestione interna del personale. Qui si approfondiscono i dati riguardanti l’Italia, che ottiene il ventesimo posto nell’indice complessivo con un punteggio di 0,72 su 1, evidenziando punti di forza e criticità in quattro ambiti fondamentali: Strategia e Leadership, Public Policy, National Delivery e Persone e Processi.

Italia nel Blavatnik Index 2024
Italia nel Blavatnik Index 2024: analisi e strategie per la pubblica amministrazione

Contesto globale del Blavatnik Index 2024: L’Italia e i criteri di valutazione

Il Blavatnik Index of Public Administration 2024 nasce dall’esigenza di confrontare, in modo sistematico, la capacità di gestione e di erogazione dei servizi pubblici nei diversi Paesi. L’idea di base è fornire uno strumento utile a ministri, dirigenti e altre figure strategiche per comprendere il posizionamento della propria amministrazione rispetto a una vasta platea di nazioni di ogni continente. Nell’elaborare questo approccio si è scelto di non misurare gli esiti delle politiche (come salute, istruzione, crescita economica), ma di focalizzarsi sulla solidità dei meccanismi interni, sulla gestione delle risorse e sulle modalità con cui si arriva alla formulazione, alla pianificazione e all’esecuzione delle politiche di governo.


Per approfondire la situazione dell’Italia, occorre ricordare che il punteggio complessivo assegnato alla nostra amministrazione pubblica è 0,72, mentre la posizione in graduatoria è la numero 20 su 120 Paesi valutati. È un risultato che colloca il Paese nella fascia medio-alta a livello globale. In cima all’indice figurano Paesi come Singapore, Norvegia e Canada, che superano 0,80 di punteggio. Il confronto con nazioni che raggiungono o sfiorano livelli più elevati aiuta a individuare aree di miglioramento, soprattutto se si considera che la metodologia adottata punta a evidenziare aspetti riformabili, senza ridurre il tutto a un semplice esercizio di classifiche astratte.


Per rendere chiara la logica dell’Index, si noti che le valutazioni si suddividono in quattro aree: Strategia e Leadership, Public Policy, National Delivery e Persone e Processi. Ognuna di queste comprende al proprio interno più temi, come l’integrità, l’uso dei dati, la gestione delle risorse umane, la digitalizzazione e molti altri. L’idea è fornire uno sguardo integrato sulle funzioni essenziali di una pubblica amministrazione: non soltanto la capacità di impostare politiche efficaci, ma anche l’abilità di condurre programmi complessi e di organizzare il personale in modo efficiente, senza dimenticare gli aspetti di trasparenza e apertura verso cittadini e imprese.


Guardando all’Italia in un’ottica globale, il ventesimo posto indica che sussiste un discreto allineamento agli standard rilevati in altri contesti occidentali avanzati, ma allo stesso tempo si notano differenze nei singoli settori che emergono dal confronto con i paesi di vertice. Il punteggio attribuito all’Italia nei quattro domini non è infatti uniforme: se l’area Public Policy si colloca in quindicesima posizione, quella delle Persone e Processi arriva al trentatreesimo posto, segnalando possibili margini di intervento. Il risultato in Strategia e Leadership è il venticinquesimo posto, mentre nel dominio National Delivery si attesta al diciannovesimo.


La rilevanza di questi dati risiede anche nella possibilità di identificare le relazioni tra i diversi campi: se la gestione interna del personale influenza il successo della messa in atto di politiche pubbliche, occorre capire come potenziare la coerenza organizzativa. Inoltre, la collocazione dell’Italia in posizioni di media classifica rispetto a Stati vicini nell’area occidentale, come la Francia (nona) o la Spagna (nona), permette di tracciare paragoni operativi. Capire perché altri Paesi europei superino talvolta la ventina di punti di distacco in specifici parametri può suggerire strategie di innovazione gestionale e di miglioramento continuo.

 

Italia nel Blavatnik Index: strategia e leadership al 25° posto

Il dominio Strategia e Leadership analizza la capacità di un governo di fissare obiettivi chiari, mettere in atto indirizzi trasversali e garantire comportamenti etici tra i propri funzionari. Questa sezione del Blavatnik Index of Public Administration 2024 include aspetti quali la qualità della visione strategica, la solidità delle strutture preposte al coordinamento tra i vari ministeri, la trasparenza nei processi decisionali e l’integrità morale di chi governa e amministra. In questa prospettiva, vengono considerati anche indicatori relativi alla prevenzione della corruzione e alla capacità di innovare, ovvero sviluppare idee e metodi nuovi per affrontare le sfide più urgenti.


L’Italia si colloca al venticinquesimo posto in questo dominio. Ciò implica un discreto potenziale strategico, che tuttavia non raggiunge le punte di eccellenza di Paesi come Danimarca, Finlandia o Norvegia, i quali risultano ai primi posti proprio per la loro abilità di pianificare in maniera lungimirante e garantire un elevato grado di integrità. Alcuni indicatori riguardanti l’Italia appaiono in linea con la media dei Paesi analizzati, per esempio la disponibilità di norme anticorruzione e l’impegno nel rendere pubbliche parte delle informazioni sulle attività di governo. La difficoltà si evidenzia quando occorre assicurare reale apertura e coordinamento costante tra i diversi livelli ministeriali o fare scelte coraggiose in ambito di riorganizzazione della macchina statale.


Gli autori del rapporto mostrano come i progressi in tema di integrità e comunicazione con i cittadini siano realizzabili soltanto se sostenuti da un quadro istituzionale stabile e da risorse adeguate. È importante notare che, nonostante gli sforzi legislativi degli ultimi anni, i risultati dipendono anche dalla percezione che funzionari e cittadini hanno del funzionamento della pubblica amministrazione. Nel caso italiano, alcuni progetti di semplificazione normativa o di innovazione dei sistemi digitali vengono percepiti come non perfettamente integrati con la tradizione amministrativa. Questo aspetto suggerisce che, per salire di posizioni in termini di Leadership, potrebbe essere utile investire ulteriormente nella formazione dei dirigenti e in politiche di reclutamento che valorizzino una mentalità manageriale unita a competenze specialistiche.


La sezione strategica tiene conto anche della prontezza della pubblica amministrazione a adottare modelli organizzativi capaci di reagire a crisi impreviste. A differenza di altri indicatori presenti nell’Index, qui si presta molta attenzione alla capacità di elaborare piani orizzontali che coinvolgano tutti i ministeri. Se l’Italia mostra alcuni esempi di collaborazione interministeriale durante emergenze (come nel caso di situazioni sanitarie o ambientali), l’Index suggerisce che occorre creare strutture più forti per assicurare una pianificazione strategica indipendentemente dall’urgenza del momento.


Un’ulteriore tematica inerente al dominio Strategia e Leadership concerne la presenza di una visione di lungo periodo rispetto alla sostenibilità e allo sviluppo economico. Nel calcolo finale dell’Index, si riscontra che le amministrazioni con migliori punteggi in questo ambito hanno definito direttive chiare sui piani futuri, applicando strumenti di consultazione con esperti e stakeholder. L’Italia, benché abbia una tradizione di dialogo con le parti sociali, necessita di consolidare i meccanismi di consultazione in modo da legare più efficacemente le strategie di crescita alla coesione territoriale e all’innovazione.

 

Public Policy: L’Italia al 15° posto nel Blavatnik Index 2024

Nell’area Public Policy, l’Index valuta le funzioni più basilari della pubblica amministrazione: capacità di predisporre proposte di legge efficaci, regolamentare i mercati, coordinare l’attività finanziaria dello Stato e gestire situazioni di crisi. L’Italia raggiunge la quindicesima posizione su 120 Paesi, un risultato che segnala come la formulazione delle politiche sia uno dei punti più solidi del nostro quadro generale. Questo traguardo emerge soprattutto grazie alla maturità di alcuni processi legislativi e alla presenza di strutture tecniche che sostengono lo sviluppo di normative complesse.


La performance relativamente alta in questo dominio dipende anche da una tradizione amministrativa che annovera figure con competenze tecniche di buon livello. Il meccanismo di policy making in Italia, tuttavia, si rivela a volte rallentato da processi di concertazione politica che, pur finalizzati a trovare ampie convergenze, rischiano di prolungare i tempi di approvazione delle riforme. Nel punteggio del Blavatnik Index incidono in maniera positiva alcune procedure di valutazione dell’impatto regolatorio, adottate ormai in molte filiere legislative, così come l’esistenza di forme di consultazione pubblica online per specifici provvedimenti. Tuttavia, per raggiungere Paesi ai vertici della classifica è consigliabile rafforzare le prassi di trasparenza nella spesa pubblica e ampliare le metodologie di valutazione ex ante ed ex post delle politiche.


Il quindicesimo posto suggerisce che l’Italia, rispetto a molte nazioni di livello medio o basso, mostra una discreta padronanza dei meccanismi di redazione normativa e di vigilanza. Alcuni dati qualitativi evidenziano una particolare propensione a intervenire in modo regolatorio per risolvere problemi emergenti, come la tutela ambientale, ma rimangono zone d’ombra nella rapidità d’esecuzione e nel coordinamento con gli enti locali. Non a caso, uno dei temi considerati dall’Index, la gestione di crisi e rischi, appare centrale: la pandemia e altre emergenze hanno spinto l’Italia a sperimentare processi di risposta complessi, che in parte hanno funzionato e in parte hanno rivelato la necessità di adottare sistemi di monitoraggio più omogenei.


Sul versante dei dati e delle informazioni statistico-amministrative, l’Index dà rilievo alla disponibilità e alla trasparenza di database utili a chi decide le politiche. Da questo punto di vista, il quindicesimo posto include anche una valutazione dei sistemi di open data, cioè la diffusione di informazioni pubbliche affidabili e consultabili da cittadini e imprese. Il rapporto segnala miglioramenti rispetto al passato, con banche dati più facili da reperire sul web, ma anche qualche passo ulteriore da compiere per rendere i dataset più completi e uniformi. Ciò potrebbe tradursi in una maggiore precisione nella definizione di nuove leggi, evitando ridondanze e proposte normative sovrapposte.


Un aspetto interessante, infine, tocca la dimensione della crisi e del rischio, che l’Index accorpa ai fattori di policymaking. L’Italia dispone di una struttura di Protezione Civile riconosciuta a livello internazionale, ma le condizioni di fragilità del territorio, con frequenti eventi sismici e idrogeologici, mettono alla prova la solidità delle scelte politiche. La posizione relativamente buona nel dominio Public Policy conferma che esistono competenze e procedure consolidate, ma sottolinea anche l’importanza di rafforzare la capacità di prevenzione e di coordinamento fra ministeri ed enti periferici, affinché la risposta agli eventi catastrofici sia sempre più rapida ed efficiente.

 

National Delivery: L’Italia al 19° posto nel Blavatnik Index 2024

La dimensione National Delivery si concentra sulla capacità di uno Stato di erogare e monitorare i servizi fondamentali di competenza centrale, come la digitalizzazione, la riscossione fiscale, la gestione dei confini e la supervisione di alcuni settori chiave. L’Italia ottiene il diciannovesimo posto in questa sezione, con un risultato che, a prima vista, può apparire incoraggiante rispetto alle complessità che caratterizzano il nostro apparato statale. In particolare, la classifica evidenzia discreti risultati nell’efficienza delle procedure doganali e un buon livello di digitalizzazione in alcuni servizi pubblici a livello nazionale, sebbene rimangano notevoli differenze tra enti e regioni nel passaggio dal cartaceo all’online.


Uno dei temi analizzati è il modo in cui l’amministrazione centrale esercita la cosiddetta “system oversight”, cioè la capacità di assicurare che le politiche siano effettivamente portate a compimento in maniera coerente. In questo quadro, l’Italia viene valutata soprattutto sulla sua capacità di raggiungere gli obiettivi prefissati a livello governativo, anche quando la gestione operativa ricade su enti subordinati o su entità locali. Il fatto che la posizione in classifica sia la numero 19 suggerisce un livello di supervisione tutto sommato positivo, ma che non sempre viene messo in pratica con uniformità in tutto il Paese. Alcune realtà ministeriali hanno mostrato buone pratiche di monitoraggio continuo, mentre altre faticano a implementare le linee guida.


Per quanto concerne la tassazione, il Blavatnik Index osserva la qualità della gestione fiscale, valutando aspetti come la facilità di compilazione e pagamento delle imposte e l’adozione di canali digitali. L’Italia, nel panorama globale, è migliorata negli ultimi anni grazie a sistemi telematici più evoluti. Ciò non toglie che persistano perplessità sull’efficacia del contrasto all’evasione e sulle differenze che ancora si manifestano nella percezione di equità fiscale. La diciannovesima posizione indica che, benché non si rientri tra i casi virtuosi come Spagna o Singapore, esiste un potenziale sufficiente a consentire una gestione moderna, specie se ci sarà continuità nelle iniziative di aggiornamento dei servizi e nella formazione specifica del personale.


Nell’ambito della digitalizzazione, la performance italiana mostra alcuni indicatori positivi legati alla disponibilità di piattaforme online, come l’identità digitale o l’accesso telematico ad alcuni servizi di previdenza. Questo fa guadagnare punti rispetto a Paesi in cui il processo di e-government è meno consolidato, ma rimane distante dai migliori punteggi internazionali in cui l’intera filiera amministrativa risulta integrata. Il Blavatnik Index tende a valorizzare quelle realtà capaci di offrire servizi integrati dal punto di vista tecnologico e di monitorarne gli effetti con dati precisi.


Un altro aspetto toccato dal dominio National Delivery riguarda la gestione dei confini e la fluidità dei commerci internazionali. L’Italia possiede un buon sistema doganale e infrastrutture portuali e aeroportuali di rilievo, ma la complessità regolatoria dell’Unione Europea, nonché la disomogeneità delle competenze, può rallentare certi passaggi. Emerge l’opportunità di semplificare e uniformare le pratiche di frontiera, in modo che l’erogazione dei servizi risulti ancor più rapida e trasparente. In definitiva, il diciannovesimo posto nel dominio National Delivery riflette un insieme di fattori eterogenei, dove l’Italia mostra, da un lato, un apprezzabile livello di modernizzazione in alcune aree e, dall’altro, la necessità di eliminare frammentazioni ancora radicate.

 

Persone e processi: riforme per l’Italia nel Blavatnik Index 2024

La quarta dimensione del Blavatnik Index, denominata Persone e Processi, comprende temi fondamentali come la gestione delle risorse umane, la diversità e l’inclusione nel pubblico impiego, le procedure di procurement e la presenza di infrastrutture tecnologiche e ambienti di lavoro adeguati. L’Italia si posiziona al trentatreesimo posto, risultato meno brillante rispetto alle posizioni ottenute negli altri tre domini. Questo indicatore segnala quindi un potenziale margine di riforma e miglioramento, specialmente in relazione all’innovazione organizzativa e alla soddisfazione del personale.


Un primo punto di attenzione riguarda la gestione del personale, che l’Index considera sotto vari aspetti: dai criteri di selezione e promozione fino alla trasparenza nelle opportunità di carriera. Se, da un lato, esistono diverse normative volte a garantire procedure concorsuali imparziali, dall’altro emergono difficoltà nella valorizzazione delle competenze a lungo termine e in una programmazione strategica del turnover. La relativa bassa collocazione dell’Italia, rispetto a Paesi leader in questo campo, segnala che occorre una revisione dell’apparato di regole contrattuali per consentire un migliore incontro tra competenze specialistiche ed esigenze operative.


Sul fronte della diversità e inclusione, l’Index sottolinea la percentuale di donne e di altri gruppi rappresentati all’interno dell’amministrazione. L’Italia presenta buone norme antidiscriminatorie e ha introdotto quote di genere in alcuni segmenti della dirigenza pubblica. Tuttavia, l’effettivo impatto di tali misure è giudicato ancora migliorabile, dato che rimangono squilibri di presenza femminile nei ruoli apicali, specialmente in determinati ministeri. Il punteggio colloca il Paese in una posizione di sostanziale media, ma lontano dai livelli di alcuni stati nordeuropei, che da decenni investono in politiche di pari opportunità strutturate.


La parte del dominio dedicata ai processi include inoltre la trasparenza e l’efficacia negli appalti pubblici, cruciali per garantire un utilizzo corretto e rapido delle risorse finanziarie. L’Italia sconta talvolta lacune nei sistemi di gara e nella disponibilità di dati aperti sugli aggiudicatari, anche se sono stati compiuti vari sforzi negli ultimi anni per allinearsi agli standard europei. Come evidenziato nel rapporto, molti Paesi ben posizionati hanno un sistema di procurement digitalizzato e centralizzato, in grado di generare un monitoraggio continuo e diffuso. Nel contesto italiano si avverte l’esigenza di completare il processo di standardizzazione, assicurando sia controlli efficaci sia tempistiche accelerate.


La sezione dedicata a Persone e Processi analizza infine la tecnologia e gli ambienti di lavoro, elemento chiave per misurare l’adeguatezza dell’infrastruttura IT nel gestire la documentazione, i flussi di lavoro e le comunicazioni interne. L’Italia, pur avendo sviluppato piattaforme innovative in settori come la fatturazione elettronica e l’identità digitale, risente ancora di una frammentazione nelle soluzioni adottate dai diversi enti e ministeri. Il trentatreesimo posto in questa dimensione richiama quindi l’attenzione sull’importanza di un investimento coordinato, che vada oltre l’implementazione di singoli software, puntando a una revisione complessiva dei processi amministrativi e alla formazione del personale per un uso efficace degli strumenti digitali.

 

Conclusioni

L’esperienza dell’Italia nel Blavatnik Index of Public Administration 2024 mostra un quadro eterogeneo, dove il punteggio complessivo di 0,72 e la ventesima posizione generale convivono con differenze marcate tra i quattro domini. I risultati delle singole aree suggeriscono che esistono punti di forza, come la formulazione delle politiche e la gestione di alcuni servizi centrali, ma anche ambiti ancora lontani dalle migliori pratiche internazionali, in particolare nella valorizzazione del personale, nell’innovazione gestionale e in certi aspetti di trasparenza.


Considerando lo stato dell’arte delle pubbliche amministrazioni in contesti internazionali, è utile riflettere su come altri Paesi europei, come Danimarca o Norvegia, abbiano sviluppato strutture di leadership e strategie di lungo termine, integrandole con sistemi trasparenti di gestione del personale. Diversi Paesi, tra cui Francia e Spagna, hanno rafforzato i canali di consultazione e la digitalizzazione dei servizi, conseguendo punteggi più alti nei domini che l’Italia desidera migliorare. La prospettiva realistica è che il nostro Paese, già ben posizionato in alcune componenti di policy, debba ora concentrare gli sforzi nel potenziare la qualità dei processi interni, puntando su organigrammi meno frammentati e su progetti di trasformazione digitale capaci di raccogliere e sfruttare i dati in modo trasversale.


Le implicazioni strategiche per imprenditori e manager, che considerano l’amministrazione pubblica un partner e un regolatore di primaria importanza, evidenziano la necessità di avanzare proposte volte a semplificare le procedure e promuovere pratiche di gestione degli acquisti più efficienti, così da incentivare gli investimenti e migliorare la competitività. In un contesto globale in cui la dinamicità rappresenta un elemento chiave, il potenziamento di strutture di leadership focalizzate sull’innovazione organizzativa può aumentare la capacità dello Stato di supportare progetti complessi e iniziative di sviluppo. Nell’ambito del Blavatnik Index, l’Italia dispone di solide fondamenta, ma per migliorare la propria posizione è indispensabile intervenire sui meccanismi di coordinamento e gestione interna, accelerando l’attuazione delle riforme e ottimizzando la qualità dei servizi rivolti a cittadini e imprese.


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