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Governance urbana e intelligenza artificiale: opportunità e sfide per le città del futuro

Immagine del redattore: Andrea ViliottiAndrea Viliotti

“AI-driven innovation in smart city governance: achieving human-centric and sustainable outcomes” è il titolo della ricerca condotta da Gerardo Bosco, Vincenzo Riccardi, Alessia SciarroneRaffaele D’Amore e Anna Visvizi in collaborazione con il Department of Management, University of Rome La Sapienza e altri istituti internazionali. L’indagine si concentra sull’integrazione dell’intelligenza artificiale nella gestione delle città e sul suo potenziale per raggiungere gli obiettivi di sostenibilità delle Nazioni Unite. L’obiettivo generale consiste nel definire un approccio sistematico per valutare e monitorare l’impatto etico delle soluzioni digitali nelle infrastrutture urbane, ponendo al centro le persone e la tutela dell’ambiente.


Sintesi strategica per imprenditori, dirigenti e tecnici

Per gli imprenditori, questa ricerca suggerisce che l’impiego di sistemi AI nelle città potrebbe superare il 30% delle applicazioni entro il 2025, offrendo opportunità di sviluppo in numerosi ambiti, dal trasporto intelligente alla gestione energetica, evidenziando come la Governance urbana e intelligenza artificiale possano creare un ecosistema più sostenibile e redditizio. La proposta di un modello gerarchico consente di aggregare i diversi livelli di analisi e di valutare rischi e vantaggi in modo integrato, agevolando investimenti mirati e assicurando un ritorno sostenibile sia sul piano finanziario sia su quello sociale.


Per i dirigenti, l’insieme di dati e indicatori illustrati aiuta a definire priorità e obiettivi che rispondano alle linee guida etiche e alle esigenze operative della struttura amministrativa. Le metriche di controllo suggerite includono riferimenti a sette principi fondamentali, come trasparenza, robustezza tecnica e tutela della privacy, con l’obiettivo di fornire sistemi di monitoraggio adeguati a processi sempre più complessi.


Per i tecnici, l’adozione del framework proposto facilita l’implementazione di soluzioni AI in diversi progetti, tenendo conto di potenziali rischi e di specifiche esigenze di rendicontazione. L’uso di formule come fi(M) = ( f(M,P_Eth1), …, f(M,P_Ethn) ) mostra come stimare l’impatto etico su più livelli, rendendo più agevole la progettazione di modelli affidabili e la verifica dei risultati sul piano operativo e gestionale.

Governance urbana e intelligenza artificiale
Governance urbana e intelligenza artificiale

Governance urbana e intelligenza artificiale: scenari e sfide nell’innovazione delle città

Le città contemporanee si trovano ad affrontare un processo di rinnovamento che richiede nuove forme di coordinamento e pianificazione. L’intelligenza artificiale in ambito urbano appare come uno strumento in grado di accelerare tale trasformazione, fornendo un supporto analitico avanzato per processi complessi e multidisciplinari. Il cuore della ricerca dimostra che il ricorso a tecnologie basate sul machine learning e sull’elaborazione intelligente dei dati può favorire l’ottimizzazione della gestione urbana, riducendo al contempo sprechi di risorse e rischi di disallineamento tra settori pubblici e privati.


Gli studiosi hanno sottolineato la necessità di sviluppare piattaforme integrate capaci di gestire flussi informativi in tempo reale. Un esempio è fornito da soluzioni come IBM Intelligent Operations Center o Microsoft CityNext, che concentrano informazioni sul traffico, sul consumo energetico e sullo stato delle infrastrutture. Incorporando metodologie di valutazione etica, il modello discusso nella ricerca consente di assegnare un punteggio di impatto a ogni progetto, tenendo in considerazione fattori come trasparenza, affidabilità tecnica e sostenibilità ambientale. Questo approccio riflette una visione nella quale le scelte amministrative sono guidate da un quadro di regole condiviso, pensato per evitare discriminazioni e per proteggere le libertà individuali.


Il documento evidenzia pure come la tecnologia, se impiegata senza un’adeguata valutazione dei rischi, possa aggravare problematiche quali la sorveglianza invasiva o il monopolio dei dati da parte di pochi attori economici. In tal senso, autori come Borenstein e Howard o Hagendorff hanno spiegato che lo sviluppo indiscriminato di algoritmi predittivi in ambito urbano rischia di generare bias e disparità di trattamento tra diverse fasce della popolazione. Si rende allora opportuno definire regole di coinvolgimento degli stakeholder: cittadini, ONG e centri di ricerca dovrebbero essere inclusi nelle fasi di progettazione e implementazione dei progetti, per garantire un approccio human-centric nel disegno delle infrastrutture e delle soluzioni digitali.


All’interno della proposta emergono riferimenti ai Sustainable Development Goals delle Nazioni Unite, che incoraggiano un uso dell’intelligenza artificiale orientato a migliorare la qualità della vita e a ridurre l’impatto ambientale. Per citarne uno, l’SDG 11 punta a incrementare la resilienza urbana e ridurre le emissioni nocive, aspetti che trovano riscontro in sistemi di gestione integrata del traffico e in metodologie di energy management.


Quando si parla di governance urbana, non si fa quindi riferimento solo a un concetto amministrativo, ma a una visione strategica che coinvolge anche imprese, università e organizzazioni civiche. La trasparenza, secondo gli autori, è cruciale per rendere partecipi i cittadini, mentre la privacy deve essere tutelata da regole chiare circa la proprietà e la custodia dei dati, specialmente quando questi ultimi sono impiegati per analisi predittive.

In una prospettiva di crescita futura, lo studio sottolinea l’importanza di definire una mappa dei rischi che includa fattori sociali, giuridici ed etici. Strumenti come l’impact assessment gerarchico, illustrato dalla formula fi(M) = (f(M,P_Eth1), …, f(M,P_Ethn)), permettono di aggregare i valori provenienti da ciascun sottosistema e di valutare l’effetto finale di una soluzione tecnologica sul tessuto cittadino, ponendo al centro la governance urbana e l’intelligenza artificiale per decisioni etiche e condivise. In questa formula, M rappresenta qualunque elemento da esaminare: se si tratta di un progetto basato sull’AI, M coincide con il modello di apprendimento automatico o con l’applicazione che sfrutta algoritmi di rete neurale, di machine learning o di deep learning. I simboli P_Eth1, P_Eth2, …, P_Ethn indicano i principi etici su cui si desidera misurare l’impatto (ad esempio privacy, trasparenza, responsabilità e robustezza tecnica), mentre f(M,P_Ethk) quantifica come l’uso dell’algoritmo incida su ciascuno di questi principi.


La presenza dell’AI si manifesta nel modo in cui il progetto elabora dati sensibili, prende decisioni o fornisce raccomandazioni che influenzano, per esempio, la gestione del traffico, la distribuzione dell’energia o il monitoraggio della sicurezza urbana. Più un sistema è basato su modelli complessi di AI, più la valutazione dovrà tenere conto di aspetti come la trasparenza degli algoritmi e la possibilità di errori o bias di addestramento. Quando si adopera fi(M), l’analisi individua per ciascun principio etico l’impatto dell’AI, espresso con un valore o un giudizio qualitativo. La somma o l’aggregazione di tali valori indica la performance etica complessiva del sistema AI in esame. Il ricorso a reti neurali per riconoscere volti o oggetti in un contesto cittadino, per esempio, migliora la sicurezza ma può anche sollevare interrogativi sulla tutela dei dati personali, che finiscono sotto il principio “privacy e data governance” della formula. Se il modello di machine learning controlla i consumi energetici di un’intera area urbana, è necessario verificare quanto sia rispettata la trasparenza nei confronti dei cittadini e quanto si stia garantendo il principio di non discriminazione nei confronti di determinate fasce sociali.


Quando l’analisi rivela impatti elevati su un principio, i decisori pubblici, i dirigenti e i tecnici possono calibrare le strategie o perfezionare gli algoritmi. Esempi pratici sono la revisione dei protocolli di data governance, la pianificazione di bandi specifici per servizi di mobilità intelligente e la definizione di standard di sicurezza per le reti critiche, tutti aspetti in cui l’AI viene implementata direttamente. In tal modo, l’uso di modelli di apprendimento automatico non si limita a potenziare le prestazioni tecnologiche, ma diventa uno strumento di governance consapevole e rispettoso dei valori fondamentali. La formula fi(M) consente quindi di rendere evidente come l’intelligenza artificiale influisca concretamente su ciascun principio etico, favorendo un confronto sistematico tra soluzioni diverse e una migliore pianificazione degli investimenti. Risulta quindi imprescindibile integrare l’AI nelle strategie di governance cittadina, riconoscendo contemporaneamente i limiti etici di queste nuove tecnologie e le responsabilità derivanti dal loro impiego.


Governance urbana e intelligenza artificiale per ottimizzare risorse e processi ambientali

Le analisi evidenziano che l'impiego di algoritmi avanzati può determinare un progresso significativo nelle politiche di protezione ambientale e nella gestione delle risorse naturali, purché siano garantite solide basi di affidabilità tecnica e siano rispettati i principi di giustizia sociale. In ambiti urbani, il monitoraggio di parametri ambientali tramite sensori IoT (Internet of Things), combinato con sistemi di intelligenza artificiale, ha prodotto risultati concreti, come la riduzione degli sprechi idrici e il contenimento delle emissioni di anidride carbonica (CO2).


La progettazione di questi sistemi richiede una sinergia di competenze. Tra queste, le conoscenze ingegneristiche necessarie per ottimizzare le reti di distribuzione idrica e la capacità di analizzare e gestire i dati in maniera trasparente e responsabile sono centrali. Un esempio significativo è l'uso dell'intelligenza artificiale per il rilevamento di guasti nelle reti idriche. Grazie a modelli di rete neurale, addestrati su dati storici relativi ai guasti e su metriche che individuano consumi anomali, è possibile prevenire rotture. Questi modelli permettono di pianificare interventi di manutenzione mirata, riducendo i costi per le amministrazioni pubbliche e proteggendo risorse preziose come l'acqua.


Tuttavia, la possibilità di monitorare in dettaglio i consumi domestici comporta questioni legate alla privacy e alla gestione dei dati. È fondamentale definire regole chiare sull'accesso e sulla conservazione dei dati raccolti. Studi come quelli di Allam e Dhunny sottolineano l'importanza di adottare modelli di gestione aperti e trasparenti, evitando situazioni di disuguaglianza informativa che potrebbero penalizzare i cittadini.


Un ulteriore esempio riguarda le reti elettriche intelligenti, dove l'intelligenza artificiale viene utilizzata per prevedere i picchi di domanda e ottimizzare la distribuzione di energia. Sistemi di machine learning, addestrati su modelli di consumo, suggeriscono strategie per ridurre il carico nelle ore di maggiore richiesta, contribuendo a una gestione più efficiente dell'energia. Se integrate con fonti rinnovabili, queste innovazioni possono svolgere un ruolo decisivo nel raggiungimento degli obiettivi climatici globali.


Un caso concreto di applicazione è la piattaforma EcoStruxure di Schneider Electric. Questo sistema integrato di monitoraggio, progettato per analizzare e ottimizzare i consumi energetici, si basa su un approccio che include una valutazione etica dell'impatto delle sue attività. Ciò permette di stimare in modo realistico i benefici ambientali e sociali, offrendo un modello replicabile per altre iniziative tecnologiche.


Il tema della diversità e non discriminazione emerge in maniera rilevante quando si tratta di decidere i criteri di priorità per il consumo energetico o l’approvvigionamento idrico in situazioni di scarsità. L’impiego di algoritmi di ottimizzazione deve essere trasparente e giustificabile, per evitare che aree meno centrali della città soffrano ingiustamente di interruzioni del servizio. Non meno cruciale è l’inclusione sociale nella fase di progettazione: se i dati su flussi di consumo provengono solo da zone ad alto reddito, si rischia di costruire modelli di previsione incompleti, con effetti negativi sulla corretta allocazione delle risorse. Gli autori invitano dunque a valutare attentamente le metodologie di raccolta dati, in modo da rendere la pianificazione urbana equilibrata e solidale.


Il modello proposto si rivolge non soltanto alle autorità pubbliche ma anche alle aziende private e ai centri di ricerca coinvolti nella transizione ecologica delle città. Sottolineando il principio di accountability, viene suggerito di attuare controlli periodici per verificare se le soluzioni AI adottate rispettino effettivamente gli standard ambientali e sociali dichiarati. In tal modo, la fiducia dei cittadini aumenta, si scongiurano scenari di digital divide e si apre la strada a collaborazioni a lungo termine. Il fine ultimo non è un mero risparmio economico, ma il consolidarsi di un ecosistema urbano in cui la tutela dell’ambiente si integra con l’innovazione tecnologica, mantenendo sempre al centro la persona.


Governance urbana e intelligenza artificiale: sicurezza e tutela dei dati nelle infrastrutture smart

Le moderne tecnologie d’intelligenza artificiale, applicate agli ambiti di safety e security, permettono di potenziare la protezione degli ambienti urbani, ma sollevano questioni di grande rilievo in tema di privacy e diritti individuali. La ricerca sottolinea come i sistemi di videoanalisi e riconoscimento facciale possano prevenire reati o facilitare la gestione di emergenze; tuttavia, rimarca che tali strumenti vadano impiegati con estrema attenzione, poiché un uso esteso e indiscriminato può generare effetti indesiderati. Test condotti in alcune città europee hanno dimostrato l’efficacia di algoritmi per l’individuazione di situazioni anomale nei luoghi pubblici: la ricerca riporta, ad esempio, l’adozione di modelli di rete neurale capaci di rilevare comportamenti sospetti, fornendo indicazioni utili alle forze dell’ordine.


In modo analogo, la presenza di piattaforme come Cisco Kinetic for Cities facilita la gestione integrata delle informazioni provenienti da varchi d’accesso e sensori distribuiti sul territorio. L’esigenza di un monitoraggio costante può tuttavia entrare in conflitto con il rispetto della libertà personale se non si definiscono meccanismi di responsabilità e supervisione umana. In ottica di trasparenza, la ricerca approfondisce il concetto di “explicability”, spiegando che non è sufficiente avere algoritmi performanti: occorre garantire che i risultati ottenuti siano comprensibili e verificabili.


La ricerca su cui si basa questo articolo propone di inserire dei criteri etici fin dalla progettazione dei software di analisi per la sicurezza urbana. La mancata considerazione di possibili distorsioni nell’addestramento degli algoritmi può causare discriminazioni basate su genere, etnia o fascia socioeconomica. La diversità e la non discriminazione costituiscono, in tal senso, pilastri fondamentali. Per arginare i pregiudizi automatici, la ricerca suggerisce di adottare dataset ampi e rappresentativi, insieme a verifiche periodiche sulla qualità del riconoscimento e sulla correttezza dei risultati. Un esempio concreto è quello dei sistemi di allerta in caso di emergenza, che devono inviare segnalazioni tempestive senza generare troppi falsi positivi.


Un altro aspetto trattato è la governance dei dati nel settore pubblico e privato che, secondo gli autori, necessita di una normativa condivisa. Ogni flusso informativo relativo a sicurezza e sorveglianza deve essere gestito con protocolli adeguati, documentando chi accede alle informazioni e per quali scopi. L’introduzione di regole di oversight e la presenza di organismi indipendenti di controllo consentono di bilanciare le legittime esigenze di sicurezza con la salvaguardia delle libertà fondamentali. Non si tratta quindi di frenare lo sviluppo dell’intelligenza artificiale in questo campo, bensì di promuovere un approccio razionale e ponderato, capace di proteggere i cittadini e, insieme, i loro diritti fondamentali. Gli autori ribadiscono che soltanto così la tecnologia può essere percepita come un supporto valido e non come un invasivo apparato di sorveglianza.


Governance urbana e intelligenza artificiale: prospettive di sviluppo per le città intelligenti

La prospettiva futura delineata dallo studio indica che, sebbene l’intelligenza artificiale risulti già largamente utilizzata in molte città, il suo impiego crescerà ulteriormente nei prossimi anni, interessando ogni aspetto della vita urbana. Uno dei temi cruciali emersi è l’integrazione con gli obiettivi di sostenibilità sanciti dalle Nazioni Unite: l’AI potrà fornire soluzioni innovative sia per ridurre le emissioni, sia per sviluppare nuovi servizi sociali, come l’assistenza remota per anziani o disabili. Il fattore umano resta tuttavia preponderante: qualsiasi processo di digitalizzazione urbana deve tener conto delle differenti esigenze locali, della partecipazione attiva della cittadinanza e dell’adozione di modelli scalabili, che possano, cioè, essere facilmente replicati in diversi contesti geografici.


Gli studiosi del Department of Management, University of Rome La Sapienza, assieme ai colleghi di SGH Warsaw School of Economics ed Effat University, hanno sottolineato la rilevanza di una visione strategica orientata alla formazione continua. Senza un’adeguata preparazione del personale tecnico e dirigenziale, l’adozione di sistemi AI rischia di limitarsi a interventi sporadici, incapaci di generare un cambiamento strutturale. Alcune amministrazioni locali hanno già avviato corsi di aggiornamento e collaborazioni con istituti universitari e aziende come Huawei o Siemens, nell’intento di creare piattaforme operative che siano affidabili sul lungo periodo. Da un lato, è necessario formare figure capaci di leggere i dati e di interagire con algoritmi di apprendimento automatico. Dall’altro, occorre definire standard minimi di qualità del dato, per evitare che errori nella fase di input compromettano la credibilità dell’intero sistema.


I risultati più recenti indicano che un uso sapiente della tecnologia non solo migliora la sicurezza urbana e la capacità di prevedere criticità nel traffico o nel consumo energetico, ma può anche sostenere politiche di inclusione. Se ben progettati, gli strumenti digitali possono ridurre la distanza tra amministratori e cittadini, consentendo forme di democrazia partecipativa. Allo stesso tempo, la ricerca segnala il pericolo di aprire la strada a forme di centralizzazione esasperate: i dati urbani, se gestiti da un unico soggetto senza contrappesi, rischiano di cristallizzare squilibri di potere. Per prevenire tale scenario, le raccomandazioni principali riguardano la definizione di una governance condivisa e di un sistema di verifiche periodiche delle policy adottate. Ciò include la necessità di coinvolgere ONG e associazioni civiche, affinché controllino la correttezza delle procedure di acquisizione e uso dei dati.

L’approccio gerarchico illustrato dagli autori, unito a protocolli trasparenti di rendicontazione, pare dunque la chiave per costruire città resilienti e a prova di futuro.


Esempi di progetti pilota menzionati in altre pubblicazioni confermano che, una volta stabilite regole di base chiare, le tecnologie di AI si adattano in maniera relativamente semplice ai vari contesti amministrativi ed economici. Lo stesso discorso vale per le start-up innovative che, avendo sviluppato soluzioni di analisi predittiva e servizi digitali, possono inserirsi in un ecosistema “intelligente” dove la collaborazione con le istituzioni pubbliche risulta più organica e produttiva. Il nodo centrale resta garantire un equilibrio etico: l’efficienza tecnica è importante, ma non deve sopraffare principi come la tutela della dignità e dell’uguaglianza sociale.

 

Conclusioni

L’analisi proposta dai ricercatori pone il tema dell’uso etico dell’intelligenza artificiale nelle città in primo piano, dimostrando che i benefici quantitativi vanno sempre accompagnati da una riflessione su trasparenza, privacy e inclusione. L’adozione di un modello gerarchico di misurazione dell’impatto etico, con il ricorso a formule per valutare le implicazioni su più livelli applicativi, rappresenta un passo significativo verso un approccio che non si limita a verificare la validità tecnica dei progetti ma ne esamina anche le ricadute sociali. Rispetto allo stato dell’arte, basato spesso su sperimentazioni frammentarie, appare dunque vantaggioso orientarsi verso metodologie condivise che possano essere adottate in diversi contesti urbani.


L’analisi dei risultati si intreccia con altre tecnologie già in uso nelle smart city, come sistemi IoT o piattaforme di gestione energetica, evidenziando al contempo la necessità di uno standard che stabilisca regole precise per la gestione dei dati, l’interpretazione degli algoritmi e la responsabilità legale. Esistono soluzioni concorrenti che si limitano alla sola ottimizzazione, senza fornire garanzie di accountability. Confrontandole con quanto proposto da questa ricerca, emerge il valore di un’architettura che coinvolga cittadini e organizzazioni civiche in un processo decisionale trasparente. Così, anche i dirigenti e gli imprenditori, responsabili di investimenti di lungo periodo, possono trarre vantaggio da una prospettiva più equilibrata, in cui la città intelligente diventa un campo di prova per innovazioni utili ma anche rispettose dei principi fondamentali.


Il possibile impatto delle soluzioni AI sulle città è ampio, dal miglioramento della qualità ambientale alla riduzione del traffico, dalla sicurezza all’erogazione di servizi pubblici, ma la reale sfida sta nel bilanciare efficacia e tutela dei diritti. Come suggerisce la ricerca, il successo di progetti di questa portata dipende dalla capacità di coniugare competenze tecnologiche con una pianificazione etica e lungimirante. Si tratta di un equilibrio complesso ma non irraggiungibile, che richiede la collaborazione tra istituzioni, imprese e comunità locali. In definitiva, la prospettiva delineata spinge a considerare l’intelligenza artificiale non solo come un motore di crescita economica, ma anche come un catalizzatore di benessere collettivo se gestita in modo razionale e condiviso.


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