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Immagine del redattoreAndrea Viliotti

AI in Italia, dai benefici per le grandi imprese alle sfide delle PMI

Negli ultimi anni, l'intelligenza artificiale (AI) ha acquisito un ruolo di primo piano nel panorama economico e sociale italiano. Secondo i dati forniti dall'Osservatorio Artificial Intelligence del Politecnico di Milano, il mercato dell'AI in Italia ha raggiunto i 760 milioni di euro nel 2023, con una crescita del 52% rispetto all'anno precedente. Questo dato evidenzia l'accelerazione delle iniziative in questo settore, in particolare tra le grandi aziende, che rappresentano il 90% degli investimenti. Tuttavia, l'adozione dell'AI è ancora disomogenea, con le piccole e medie imprese (PMI) che stentano a tenere il passo, contribuendo solo al 18% dei progetti di AI attualmente implementati.

AI in Italia, dai benefici per le grandi imprese alle sfide delle PMI
AI in Italia, dai benefici per le grandi imprese alle sfide delle PMI

Adozione e utilizzo dell'AI in Italia: un quadro disomogeneo

Uno degli aspetti più significativi che emerge dallo studio è la forte disomogeneità nell'adozione dell'AI tra le diverse tipologie di imprese. Le grandi aziende sono quelle che più investono e implementano soluzioni di AI, mentre le PMI, a causa di limitazioni economiche e organizzative, risultano più lente nel loro percorso di digitalizzazione. Sei grandi aziende su dieci hanno già avviato almeno un progetto di AI, contro solo il 18% delle PMI. La Generative AI, seppur rappresentando solo il 5% del mercato (38 milioni di euro), sta cominciando a trovare applicazioni significative, soprattutto in settori come l'elaborazione dati e la creazione di modelli predittivi.


Questa disparità nell'adozione si riflette anche nelle strategie e nei progetti intrapresi dalle aziende. Dallo studio emerge che il 22% delle grandi aziende ha già una strategia chiara sull'AI, mentre un ulteriore 13% sta iniziando a implementarla. Al contrario, molte PMI rimangono ancora alla fase esplorativa o non considerano l'AI una priorità strategica. Le aziende del macrosettore industria/manifattura sono quelle che più frequentemente hanno attivato strategie o progetti di AI, con il 46% già attive in questo ambito, contro il 39% degli altri settori.


Un altro elemento di criticità è rappresentato dalle risorse economiche disponibili. Le grandi aziende hanno maggiori capacità finanziarie, il che permette loro di allocare fondi significativi verso l'acquisizione di nuove tecnologie e lo sviluppo di soluzioni AI. Questo si traduce nel fatto che il 90% degli investimenti totali in AI in Italia è realizzato dalle grandi imprese, lasciando una quota ridotta alle PMI e alla Pubblica Amministrazione. Inoltre, le PMI sono spesso limitate da una mancanza di competenze interne, cosa che rende difficile l'adozione di tecnologie avanzate come l'AI senza un significativo supporto esterno.


La distribuzione geografica gioca un ruolo importante nella disomogeneità dell'adozione. Il 38% delle aziende intervistate ha sede nel nord-ovest del Paese, mentre solo il 14% si trova al centro e il 15% al sud. Questo divario geografico contribuisce ulteriormente a una distribuzione non uniforme dell'innovazione tecnologica e delle opportunità legate all'AI, con le aree più industrializzate che beneficiano di maggiori risorse e competenze.


La mancanza di formazione e competenze specifiche rappresenta un ulteriore ostacolo per l'adozione diffusa dell'AI. Il 47% delle aziende italiane sta investendo nella formazione del personale interno per superare questa barriera, ma solo il 16% sta attivamente assumendo nuove figure professionali specializzate. Le aziende del settore industriale appaiono leggermente più avanti rispetto agli altri settori in termini di acquisizione di nuove competenze e tecnologie, con il 74% delle aziende del comparto manifatturiero che ritiene necessario aggiornare le proprie capacità per sfruttare al meglio le potenzialità dell'AI.


In conclusione, il quadro che emerge è quello di un'adozione a due velocità, in cui le grandi aziende riescono a beneficiare maggiormente delle opportunità offerte dall'AI, mentre le PMI continuano a lottare con barriere economiche, organizzative e formative. Per colmare questo divario, è necessario un supporto strutturato, che includa incentivi economici, programmi di formazione e iniziative di collaborazione tra grandi aziende e PMI. Solo in questo modo si potrà garantire un'adozione più equa e diffusa delle tecnologie AI nel tessuto imprenditoriale italiano.


Le principali aree di applicazione dell'AI

Le applicazioni dell'AI nelle aziende italiane sono diversificate, con un'enfasi particolare sull'automazione dei processi e sull'analisi dei dati. Secondo il sondaggio KPMG-IPSOS, il 46% delle aziende sta utilizzando l'AI per automatizzare i processi al fine di migliorare l'efficienza e la produttività, mentre il 39% sfrutta modelli di elaborazione dati per favorire l'innovazione di prodotto. Un altro 37% delle aziende intervistate utilizza l'AI per l'analisi dei dati di vendita e per sviluppare modelli predittivi utili a supportare le attività di pianificazione strategica.


Oltre a questi ambiti, emergono altre applicazioni interessanti dell'AI, quali l'analisi dei dati dei clienti per creare campagne di marketing personalizzate, un aspetto citato dal 26% delle aziende. Queste soluzioni consentono di sviluppare strategie di marketing più efficaci e mirate, aumentando il tasso di conversione e migliorando il ritorno sugli investimenti. Inoltre, il 23% delle aziende ha implementato chatbot che possono interagire con i clienti, rispondendo alle domande e fornendo informazioni in tempo reale. Questa applicazione non solo migliora il servizio clienti, ma riduce anche i costi operativi legati alla gestione dei centri di supporto.


L'analisi dei modelli di transazioni per identificare attività sospette e potenziali frodi rappresenta un'altra importante area di applicazione, scelta dal 21% delle aziende. Le capacità di elaborazione dei dati dell'AI permettono di rilevare anomalie e comportamenti sospetti con una velocità e una precisione superiori rispetto ai tradizionali metodi di analisi, contribuendo così alla sicurezza aziendale e alla prevenzione delle frodi finanziarie.


Un altro settore in cui l'intelligenza artificiale viene applicata è quello dei sistemi per il riconoscimento vocale, delle immagini e dei video, adottati dall'11% delle aziende con l'obiettivo di potenziare la sicurezza. Questi strumenti trovano utilizzo in ambiti come il controllo degli accessi, la videosorveglianza e il monitoraggio delle attività produttive, contribuendo a migliorare sia la sicurezza generale sia l'efficienza operativa.

Le tecnologie AI sono viste come un mezzo per potenziare le attività cognitive delle persone, con un impatto che va oltre la semplice automazione. Infatti, l'AI viene impiegata per supportare le decisioni strategiche (30%) e migliorare il servizio clienti (28%). La capacità di elaborare grandi quantità di dati in modo rapido e accurato consente ai manager di prendere decisioni più informate, migliorando così la qualità della strategia aziendale e l'adattamento ai cambiamenti del mercato.


Queste applicazioni dimostrano che l'AI non è soltanto uno strumento per migliorare l'efficienza operativa, ma ha il potenziale di trasformare il modo in cui le aziende interagiscono con i clienti, sviluppano prodotti e gestiscono le proprie operazioni interne. In particolare, l'integrazione dell'AI nelle diverse aree aziendali sta permettendo alle aziende italiane di creare nuovi modelli di business, che mettono al centro l'innovazione e la personalizzazione dell'offerta.


Le sfide per l'adozione dell'AI in Italia

Nonostante l'entusiasmo che circonda l'adozione dell'AI, ci sono numerose sfide che le aziende devono affrontare. Una delle principali è la trasformazione culturale, indicata come il maggiore ostacolo dal 37% delle aziende intervistate. Inoltre, la necessità di aggiornare le competenze del personale è una problematica significativa per il 34% delle imprese, seguita dall'implementazione di nuovi processi produttivi e operativi (33%). Solo il 22% delle aziende percepisce i costi di implementazione come un problema cruciale, suggerendo che le difficoltà principali risiedono più nella gestione del cambiamento che nei meri aspetti finanziari.


Le sfide legate all'introduzione dell'AI non si limitano solo all'aspetto tecnologico, ma coinvolgono anche la capacità di gestire la transizione culturale e il cambiamento organizzativo. Trovare la giusta combinazione tra capitale umano e capitale tecnologico è indicato dal 27% delle aziende come una sfida importante. Questo equilibrio risulta fondamentale per sfruttare appieno le potenzialità dell'AI senza alienare i lavoratori. In aggiunta, il rispetto delle implicazioni normative e regolamentari viene percepito come un ostacolo dal 13% delle imprese, indicando la necessità di conformarsi a un quadro giuridico in costante evoluzione, che spesso impone vincoli stringenti all'uso dell'AI.


Un aspetto non trascurabile è la necessità di una governance chiara e strutturata per l'adozione dell'AI. Infatti, il 37% delle aziende ritiene che siano necessari modelli di governance definiti per garantire che l'AI venga sviluppata e utilizzata in modo responsabile e affidabile. La formazione interna del personale, indicata dal 59% delle aziende, emerge come il fattore più rilevante per superare la resistenza dei dipendenti e favorire l'accettazione dell'AI. Solo il 19% delle aziende prevede significative difficoltà nell'ottenere l'accettazione da parte dei dipendenti, mentre il 57% ritiene che non ci saranno ostacoli significativi, suggerendo un certo ottimismo riguardo alla capacità di integrare l'AI senza generare forte resistenza.


Anche il tema delle competenze gioca un ruolo cruciale nella gestione delle sfide. La formazione e la riqualificazione dei dipendenti sono viste come strumenti indispensabili per affrontare il cambiamento: il 47% delle aziende sta investendo nella formazione del personale per sviluppare competenze in ambito AI, mentre solo il 16% sta assumendo nuove figure specializzate. Tuttavia, la standardizzazione delle competenze, dovuta all'adozione di tecnologie AI generative, potrebbe portare a una riduzione delle differenze tra lavoratori ad alta e bassa performance, rendendo la forza lavoro più omogenea ma meno differenziata nelle capacità distintive.


In conclusione, le sfide per l'adozione dell'AI sono molteplici e richiedono un approccio integrato che combini aspetti tecnologici, formativi e organizzativi. Le aziende devono non solo investire nelle infrastrutture tecnologiche, ma anche sviluppare un piano di gestione del cambiamento che coinvolga il personale e crei una cultura aziendale pronta ad abbracciare l'innovazione. Questo percorso, per quanto complesso, rappresenta una necessità per rimanere competitivi in un contesto economico sempre più guidato dalla tecnologia.


Benefici e prospettive future dell'AI in Italia

I benefici dell'adozione dell'intelligenza artificiale nelle aziende italiane vanno oltre il mero incremento di produttività e riduzione dei costi di produzione. Secondo lo studio, tre aziende su quattro ritengono che l'AI possa migliorare significativamente la situazione economica interna dell'impresa. Questo dato si innalza all'81% tra le aziende che hanno già attivato progetti AI, dimostrando un elevato grado di fiducia nei vantaggi a lungo termine che queste tecnologie possono apportare. L'impatto economico positivo dell'AI è particolarmente sentito nelle grandi imprese, dove il 77% degli intervistati prevede miglioramenti, rispetto al 69% delle PMI.


L'adozione dell'AI sta anche influenzando profondamente i modelli di leadership aziendale. Secondo il 95% degli intervistati, l'AI consentirà ai manager di assumere un ruolo più strategico, liberandoli da compiti operativi e routinari e permettendo loro di concentrarsi su decisioni di maggiore impatto per l'azienda. Questo cambiamento, che porta a una redistribuzione delle responsabilità all'interno dell'organizzazione, può contribuire a migliorare l'efficienza complessiva e a rendere l'azienda più agile e reattiva alle dinamiche di mercato.


Un altro beneficio riguarda la capacità dell'AI di favorire un ambiente di lavoro più collaborativo e centrato sull'innovazione. Le tecnologie AI, infatti, sono viste non solo come strumenti di automazione, ma come strumenti di "augmentation", ovvero tecnologie che potenziano le capacità umane. Questa visione è particolarmente importante in un'ottica di Human Innovation, dove le persone rimangono al centro del processo di trasformazione e l'AI diventa un partner per migliorare il contributo umano all'interno dell'organizzazione.


In termini di innovazione, solo il 13% delle aziende ha segnalato la capacità dell'AI di innovare prodotti e servizi come un beneficio principale, suggerendo che il pieno potenziale dell'AI in questo ambito non è ancora completamente sfruttato. Tuttavia, il 23% delle aziende ha indicato un miglioramento nella capacità di acquisire e gestire nuovi clienti come un importante risultato dell'adozione di soluzioni AI. Questo dimostra come l'AI possa anche giocare un ruolo significativo nella crescita del business, non solo ottimizzando processi interni, ma contribuendo direttamente al miglioramento delle performance di mercato.


Inoltre, l'AI sta cambiando il panorama competitivo, favorendo l'adozione di nuovi modelli di business più scalabili e orientati ai dati. Le aziende AI-driven tendono a rompere i silos tradizionali, diventando più integrate e capaci di raccogliere, analizzare e utilizzare dati in maniera continuativa per migliorare i processi decisionali e la qualità dei servizi. Questo approccio non solo migliora l'efficienza interna, ma consente alle aziende di essere più agili nell'adattarsi ai cambiamenti del mercato e di ottenere un vantaggio competitivo sostenibile.


Dal punto di vista delle competenze, l'adozione dell'AI richiede un notevole investimento nella formazione del personale. Tuttavia, non si tratta solo di sviluppare competenze tecniche, ma anche di promuovere soft skills come il problem solving e il pensiero critico, che sono essenziali per sfruttare appieno il potenziale dell'AI. La capacità di adattarsi e di comprendere l'interazione tra tecnologia e processi umani è fondamentale per il successo a lungo termine. Le aziende stanno quindi promuovendo programmi di formazione specifici per assicurarsi che il personale sia preparato a gestire queste nuove tecnologie e a integrarle efficacemente nei processi aziendali.


Impatti dell'AI sul modello di business

L'adozione dell'AI sta anche avendo un impatto significativo sui modelli di business. Il 64% delle aziende intervistate ritiene che l'AI cambierà il proprio modello di business, con effetti particolarmente rilevanti nell'area della produzione (indicata dal 59% degli intervistati), nelle vendite (32%) e nell'organizzazione del personale (29%). Questa trasformazione richiederà un ripensamento delle strategie aziendali e dei modelli operativi, includendo una maggiore collaborazione tra funzioni e l'adozione di modalità di lavoro più agili e aperte all'innovazione.


Secondo il report KPMG-IPSOS, l'AI sta diventando il cuore dei modelli operativi delle aziende, rappresentando un vero e proprio cambio di paradigma che modifica il modo di fare business. L'AI non è più considerata solo uno strumento per migliorare l'efficienza o ridurre i costi, ma diventa il motore universale che guida la trasformazione aziendale.


Questo cambiamento implica una rottura con i silos tradizionali e una riorganizzazione in ottica di maggiore scalabilità e flessibilità. Ad esempio, le aziende AI-driven come MyBank, Amazon, e Zara hanno dimostrato che l'integrazione dell'AI nei processi operativi non solo migliora la qualità dei servizi, ma consente anche di creare un nuovo modello di creazione di valore, basato su un apprendimento continuo grazie ai dati raccolti in tempo reale.


Questa trasformazione va oltre la semplice applicazione tecnologica, poiché ridisegna il modo in cui le aziende interagiscono con i mercati e i consumatori. Secondo il 95% degli intervistati, l'introduzione dell'AI comporterà un ruolo più strategico per i manager, liberandoli dai compiti più operativi e permettendo loro di focalizzarsi sulla creazione di nuove opportunità di crescita. L'AI consente infatti una migliore comprensione dei bisogni dei clienti e favorisce l'adozione di nuovi modelli di business orientati all'open innovation, nei quali la collaborazione con partner esterni e la raccolta di insight in tempo reale diventa centrale per il successo aziendale.


Inoltre, l'AI spinge le aziende a ripensare il proprio ecosistema di alleanze. La creazione di partnership strategiche, anche con aziende di settori diversi, rappresenta una delle principali opportunità di crescita e di differenziazione rispetto ai concorrenti. Un'azienda AI-driven può infatti offrire prodotti e servizi più personalizzati, incrementando l'efficienza complessiva e sfruttando un ecosistema esteso di competenze e risorse.


Conclusioni

L'adozione dell'intelligenza artificiale rappresenta una svolta per le aziende italiane, ma solo una leadership consapevole può garantire il pieno sfruttamento delle sue potenzialità. La gestione strategica dell'AI richiede una visione integrata che superi la semplice fascinazione tecnologica, spostando l'attenzione dalla tecnologia all'obiettivo concreto di risolvere problemi di business. L'AI non è un fine, ma un mezzo per potenziare la capacità decisionale e operativa delle organizzazioni. Tuttavia, gran parte delle iniziative fallisce a causa di una disconnessione tra obiettivi aziendali e progettazione tecnica, spesso aggravata da infrastrutture inadeguate e dati di scarsa qualità.


Per le PMI italiane, che faticano a tenere il passo rispetto alle grandi imprese, l'integrazione dell'AI non deve essere percepita come un lusso, ma come una necessità competitiva. Questo richiede incentivi pubblici mirati e una cultura collaborativa tra grandi aziende e PMI per condividere competenze e risorse. L'adozione di tecnologie AI può essere trasformativa, ma solo se si investe in formazione continua e nella costruzione di infrastrutture digitali robuste.


Un'area critica è rappresentata dalla gestione dei dati. La qualità e la pertinenza dei dati aziendali non sono solo questioni tecniche, ma decisioni strategiche. Le organizzazioni devono trattare i dati come un asset, investendo in ingegneria dei dati e infrastrutture capaci di supportare progetti di AI scalabili. Le imprese che non adottano questa visione rischiano di perdere competitività, restando intrappolate in cicli di fallimenti dovuti a carenze strutturali.


La leadership aziendale deve anche affrontare il cambiamento culturale necessario per integrare l'AI nei processi decisionali. La democratizzazione dell'AI richiede una governance inclusiva, che bilanci innovazione tecnologica e capitale umano. Questo significa creare ambienti collaborativi dove tecnici e dirigenti lavorano insieme per tradurre le esigenze strategiche in soluzioni tecniche praticabili. Solo una leadership capace di ascoltare e imparare potrà costruire fiducia nell'AI e sfruttarne le potenzialità senza cadere in aspettative irrealistiche.


Infine, è cruciale spostare il focus dalle applicazioni immediate dell'AI al suo ruolo strategico come catalizzatore di nuovi modelli di business. L'AI offre l'opportunità di ridisegnare i processi aziendali in ottica di maggiore scalabilità, agilità e personalizzazione dell'offerta. Questo non implica solo l'adozione di una tecnologia, ma la costruzione di un nuovo ecosistema aziendale in grado di generare valore attraverso l'apprendimento continuo dai dati.


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